Cento anni fa nasceva Madre Teresa di Calcutta.

Madre Teresa.jpg(AGI – Calcutta (India), 26 ago. – Madre Teresa e’ stata “un inestimabile dono di Dio” e “un modello esemplare di virtu’ cristiana”: con queste parole Benedetto XVI si e’ unito al ricordo della “santa dei poveri” in un messaggio per il centenario della sua nascita, letto durante la messa solenne nella casa generalizia delle Missionarie delle Carita’, a Calcutta.

UNA MESSA A CALCUTTA PER RICORDARLA

Il Papa si e’ detto fiducioso che “quest’anno sara’, per la chiesa e per il mondo, un’occasione di gioiosa gratitudine a Dio” per questo dono che continua “attraverso il lavoro appassionato e instancabile” delle sue sorelle.
La funzione, a cui hanno assistito un migliaio tra suore, fedeli e pellegrini, e’ stata celebrata dal cardinale Telesphore Placidus Toppo di Ranchi e dai vertici della chiesa del Bengala Occidentale.

Molti sono dovuti restare all’esterno della piccola cappella al primo piano della sede dell’ordine in cui Madre Teresa e’ sepolta dal 1997, quando e’ morta.
Al termine della messa, le due suore che sono succedute a Madre Teresa alla guida dell’ordine fondato 60 anni fa, suor Nirmala e l’attuale presidente della congregazione, suor Prema, hanno liberato alcuni colombi in segno di pace e di pieta’.

PER LA CANONIZZAZIONE SI ASPETTA UN MIRACOLO

La suora della carita’ e’ stata beatificata da papa Wojtyla nel 2003, ma la Chiesa e’ ancora alla ricerca delle prove di un miracolo che ne permetta la canonizzazione. “Non lo abbiamo ancora”, ha ammesso suor Prema, “i miracoli dipendono da Dio, non dalle persone. Stiamo aspettando”.

PROIEZIONI, MOSTRE E UNA MONETA IN SUO ONORE

In occasione del centenario della nascita, in India sono stati organizzati numerosi eventi per commemorare la suora albanese.
La zecca indiana emettera’ una moneta da 5 rupie raffigurante Madre Teresa e a New Delhi e’ stata inaugurata una mostra sponsorizzata dall’Unesco del fotografo indiano Ragu Rai, autore di un celebre scatto della madre in preghiera. Calcutta dedica alla suora una rassegna di film e documentari che raccontano la sua vita.
Anjeza Gonxhe Bojaxhiu, questo il nome all’anagrafe della suora divenuta simbolo della carita’ cristiana, nacque a Skopje, in Macedonia, il 26 agosto 1910. In India arrivo’ come novizia nel 1929. Per la sua vita dedicata ai poveri, ai lebbrosi e ai moribondi delle bidonville di Calcutta, nel 1979 ricevette il premio Nobel per la Pace. Il centenario i Madre Teresa e’ stato commemorato anche in Albania, Macedonia e Kosovo, i tre Paesi che in qualche modo rivendicano di aver dato le radici a Madre Teresa. (AGI) .

 

La Verità rivoluzionaria della Contini.

di Sofia Ventura su Il Secolo d’Italia

La verità rivoluzionaria della Contini (e la cattiva coscienza del Pdl)

 

La verità, come è noto, è rivoluzionaria e provoca puntualmente reazioni da parte di chi teme i cambiamenti che la sua conoscenza può indurre. E così accade da tempo nel Pdl (e nell’universo mediatico che ad esso fa riferimento), dove osservazioni, spesso banali tanto appaiono ovvie, circa il funzionamento del partito scatenano  puntualmente irritate levate di scudi. Così è accaduto anche con l’intervista di Barbara Contini, dove la senatrice entrata nel gruppo Fli  ha rilevato l’assenza di coraggio e di autonomia tra le donne pidielline,  incapaci di dire no al proprio capo e di mantenere una propria linea, e ha criticato certe carriere condotte sui tacchi a spillo. Le irritate levate di scudi di cui si è detto hanno seguito il solito copione già visto in analoghi casi precedenti: nessuna discussione sul merito, nessuna argomentazione che tenga conto della logica e della realtà empirica, ma solo triti luoghi comuni. Luoghi comuni conditi, in alcuni casi, da una bella dose di maschilismo. Si veda il fondo del direttore del Tempo Mario Sechi, che dopo aver dipinto il confronto tra la Contini e alcune parlamentari del Pdl come una “battaglia a borsettate tra finiane e berlusconiane”, dunque, nulla di serio, solo una patetica azzuffata tra comari un po’ sopra le righe,  rileva lo scarso appeal delle donne finiane, che sognerebbero “un modello di donna elitario, aristocratico, con la erre moscia, noioso, senza erotismo, svuotato dell’edonismo necessario per essere vive e palpitanti”. Per non parlare delle “curve come lo scafo di uno yacht da corsa”, una espressione che sarà anche di Hemingway, ma che non pare molto appropriata se si discute del ruolo delle donne in politica, a meno che il ruolo delle donne non debba continuare ad essere uno ed uno solo: piacere ai maschi, in qualunque contesto. Ma nemmeno molto convincenti sono state le repliche delle diverse parlamentari del Pdl, che altro non hanno fatto che ripetere stancamente le solite accuse di misoginia e di scarsa solidarietà femminile e rivendicare mirabolanti risultati raggiunti dalla componente femminile del partito, senza affrontare con coraggio la questione. La Contini ha fatto una affermazione che è “falsificabile”, ovvero che può essere misurata con la realtà e sulla base di questa contraddetta. Per contraddirla sarebbe stato necessario portare esempi di donne che nel partito hanno pubblicamente assunto posizioni autonome su questioni di rilievo. Non è stato fatto. Ci sarà un motivo? Meraviglia, in particolare, che una parlamentare capace e di carattere come Jole Santelli, che conosco e stimo, non si renda conto della contraddizione insita nella sua dichiarazione, laddove lamenta che a trionfare sia “il classico lungo comune della bellezza che apre le porte. Il lavoro, la costanza e la pazienza fanno altrettanto ma costano fatica”. Lei costituisce certamente l’esempio di una donna che ha guadagnato attraverso il merito e il lavoro il ruolo che ricopre, ma Santelli oggi non è al governo,  così come non ci sono altre donne che hanno negli anni mostrato i loro indubbi meriti e capacità, forse in diversi casi un po’ più delle attuali ministre e sottosegretarie. Non è il caso di porsi allora qualche interrogativo? Ma, purtroppo, da tempo ormai ci si è resi conto che nel Pdl non serve a molto porre domande, perché immancabilmente rimangono senza risposta: o ci si allinea o si diventa dei reprobi. E’ anche così che muore un partito

Famiglia Cristiana: Costituzione dimezzata.

La Costituzione dimezzata

Il Cavaliere è sempre più insofferente delle “forme” e dei “limiti” previsti dalla Costituzione. Ecco l’Editoriale di “Famiglia Cristiana” n.35, in edicola dal 25 agosto.

24/08/2010
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Berlusconi ha detto chiaro e tondo che nel cammino verso le elezioni anticipate – qualora il piano dei “cinque punti” non riceva rapidamente la fiducia del Parlamento – non si farà incantare da nessuno, tantomeno dai “formalismi costituzionali”. Così lo sappiamo dalla sua viva voce: in Italia comanda solo lui, grazie alla “sovranità popolare” che finora lo ha votato.

La Costituzione in realtà dice: «La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Berlusconi si ferma a metà della frase, il resto non gli interessa, è puro “formalismo”. Quanti italiani avranno saputo di queste parole? Fra quelli che le hanno apprese, quanti le avranno approvate, quanti le avranno criticate, a quanti non sono importate nulla, alle prese come sono con ben altri problemi? Forse una risposta verrà dalle prossime elezioni, se si faranno presto e comunque, come sostiene Umberto Bossi (con la Lega che spera di conseguire il primato nel Nord e, di conseguenza, il solo potere concreto che conta oggi in Italia). Ma più probabilmente non lo sapremo mai. La situazione politica italiana è assolutamente unica in tutte le attuali democrazie, in Paesi dove – almeno da Machiavelli in poi – la questione del potere, attraverso cento passaggi teorici e pratici, è stata trattata in modo che si arrivasse a sistemi bilanciati, in cui nessun potere può arrogarsi il diritto di fare quello che vuole, avendo per di più in mano la grande maggioranza dei mezzi di comunicazione.

Uno dei temi trattati in queste settimane dagli opinionisti è che cosa ci si aspetta dal mondo cattolico, invitato da Gian Enrico Rusconi su La Stampa a fare autocritica. Su che cosa, in particolare? La discesa in campo di Berlusconi ha avuto come risultato quello che nessun politico nel mezzo secolo precedente aveva mai sperato: di spaccare in due il voto cattolico (o, per meglio dire, il voto democristiano). Quale delle due metà deve fare “autocritica”: quella che ha scelto il Cavaliere, o quella che si è divisa fra il Centro e la Sinistra, piena di magoni sui temi “non negoziabili” sui quali la Chiesa insiste in questi anni? A proposito. Ivan Illich, famoso sacerdote, teologo e sociologo critico della modernità, distingueva fra la vie substantive (cioè quella che riassume il concetto di “vita” mettendo insieme, come è giusto, e come risponde all’etica cristiana, tutti i momenti di un’esistenza umana, dalla fase embrionale a quella della morte naturale) e ogni altro aspetto della vita personale o comunitaria, a cui un sistema sociale e politico deve provvedere.

Il berlusconismo sembra averne fatto una regola: se promette alla Chiesa di appassionarsi (soprattutto con i suoi atei-devoti) all’embrione e a tutto il resto, con la vita quotidiana degli altri non ha esitazioni: il “metodo Boffo” (chi dissente va distrutto) è fatto apposta.

Beppe Del Colle

Giornali, squadre e manganello

Berlusconi.jpgCi mettiamo nei panni dei lettori de Il Giornale, il quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi. Da un mese leggono lo stesso tipo di articolo in prima pagina con le notizie riguardanti l’appartamento di Montecarlo abitato dal cognato di Fini. Naturalmente questo avviene non perché tale notizia possa classificarsi come la più importante a livello nazionale, ma perché serve a demolire l’immagine del Presidente della Camera, reo di non essersi più allineato agli ordini di Berlusconi. In sostanza si ripropone “il metodo Boffo” usato per annichilire l’ex direttore di Avvenire. Il giornale-manganello destinato a colpire tutti quelli che osano muovere critiche al capo del governo. Certamente occorre una fede radicata nell’uomo di Arcore per dover leggere per l’intera estate notizie date, poi precisate o ritrattate sullo stesso argomento. Una fede nel sovrano unita a un odio viscerale per l’avversario di turno, in questo caso Gianfranco Fini. Ma il manganello è pur sempre un manganello e, per come vanno le cose, non si sa su quali teste si calerà in futuro. Con questo strumento è meglio scherzare poco, perché produce particolare euforia in chi lo maneggia incoraggiandolo ad usarlo sempre più spesso. Nel mirino ci sono, per ora, i magistrati, il Presidente della Repubblica, e gli organi di garanzia costituzionale e la stessa Costituzione i cui articoli sono stati definiti “formalismi”. Oggi il potere, come in tutti i regimi autoritari, si richiama direttamente al popolo. Intanto, non fidandosi molto neanche di questo, si è deciso di creare le “Squadre della Libertà per convincere il popolo a votare nella maniera giusta. Dopo il manganello, le squadre. Poiché al peggio non c’è mai fine, c’è da aspettarsi di tutto.

La morale “fai da te”. da Famiglia Cristiana

Anticipiamo l’editoriale del numero di Famiglia Cristiana in edicola giovedì 5 agosto: “Il disastro etico è sotto gli occhi di tutti. Stupisce la mancata indignazione della gente”.

03/08/2010

La questione morale agita il dibattito politico dal lontano 1981, da quando cioè – undici anni prima di Mani pulite – l’allora segretario del Pci, Enrico Berlinguer, ne parlò per primo. La Seconda Repubblica nacque giurando di non intascar tangenti, di rispettare il bene pubblico, di debellare malaffare e criminalità. Bastano tre cifre, invece, per dirci a che punto siamo arrivati. Nel nostro Paese, in un anno, l’evasione fiscale sottrae all’erario 156 miliardi di euro, le mafie fatturano da 120 a 140 miliardi e la corruzione brucia altri 50 miliardi, se non di più.

Il disastro etico è sotto gli occhi di tutti. Quel che stupisce è la rassegnazione generale. La mancata indignazione della gente comune. Un sintomo da non trascurare. Vuol dire che il male non riguarda solo il ceto politico. Ha tracimato, colpendo l’intera società. Prevale la “morale fai da te”: è bene solo quello che conviene a me, al mio gruppo, ai miei affiliati. Il “bene comune” è uscito di scena, espressione ormai desueta. La stessa verità oggettiva è piegata a criteri di utilità, interessi e convenienza.

Se è vero, come ha detto il presidente del Senato Renato Schifani, che «la legalità è un imperativo categorico per tutti, e in primo luogo per i politici, e nessuno ha l’esclusiva», è altrettanto indubbio che c’è, anche ad alti livelli, un’allergia alla legalità e al rispetto delle norme democratiche che regolano la convivenza civile. Lo sbandierato garantismo, soprattutto a favore dei potenti, è troppo spesso pretesa di impunità totale. Nonostante la gravità delle imputazioni. L’appello alla legittimazione del voto popolare non è lasciapassare all’illegalità. Ci si accanisce, invece, contro chi invoca più rispetto delle regole e degli interessi generali. Una concezione padronale dello Stato ha ridotto ministri e politici in “servitori”. Semplici esecutori dei voleri del capo. Quali che siano. Poco importa che il Paese vada allo sfascio. Non si ammettono repliche al pensiero unico. E guai a chi osa sfidare il “dominus” assoluto.

Che ne sarà del Paese, dopo la rottura avvenuta tra Berlusconi e Fini? La scossa sarà salutare solo se si tornerà a fare “vera” politica. Quella, cioè, che ha a cuore i concreti problemi delle famiglie: dalla disoccupazione giovanile alla crescente povertà. Bisogna avere l’umiltà e la pazienza di ricominciare. Magari con uomini nuovi, di indiscusso prestigio personale e morale. Soprattutto se si aspira alle più alte cariche dello Stato. Giustamente, i vescovi parlano di «emergenza educativa». Preoccupati, tra l’altro, dalla difficoltà di trasmettere alle nuove generazioni valori, comportamenti e stili di vita eticamente fondati.

Contro l’impotenza morale del Paese, il presidente Napolitano ha invocato i «validi anticorpi» di cui ancora dispone la nostra democrazia e la collettività. Famiglia, scuola e, soprattutto, mondo ecclesiale sono i primi a essere chiamati a dare esempi di coerenza e a combattere il male con più forza. Anche di questo si dibatterà a Reggio Calabria, dal 14 al 17 ottobre, nella 46ª edizione delle Settimane sociali dei cattolici italiani. Dei 900 delegati, 200 sono giovani. Una scelta. Un investimento. Un piccolo segnale di speranza.

Aumentano i debiti delle famiglie.

(ANSA) – ROMA, 3 AGO – Nei primi 3 mesi 2010 i debiti a carico delle famiglie italiane sono aumentati del 3% su base annua, passando da 773,218 a 797,611 miliardi. La crescita reale e’ stata di 24,330 miliardi. E’ quanto emerge dal Supplemento al bollettino statistico sui conti finanziari della Banca d’Italia. Sulla crescita delle passività pesano sopratutto i mutui, saliti nello stesso periodo del 2,6%, da 599,947 a 615,782 miliardi di euro (+15,835 miliardi).

Speculazioni post terremoto L’Aquila. Arrestate 4 persone. Si dimette assessore Pdl.

ANSA)- L’AQUILA, 2 AGO -Quattro persone sono state arrestate in Abruzzo per un’ipotesi di corruzione nelle fasi di ricostruzione dopo il sisma del 6 aprile 2009. Tra gli arrestati c’e’ un ex assessore regionale, Ezio Stati (prima Dc e poi Fi), padre dell’attuale assessore regionale alla Protezione civile, Daniela Stati. Quest’ultima, raggiunta da un provvedimento di interdizione della magistratura nell’ambito della stessa inchiesta, si e’ dimessa dalla carica.

leggi anche Repubblica:

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/08/02/news/inchiesta_antimafia_arrestato_esponente_pdl_si_dimette_figlia_assessore_a_protezione_civile-6015604/?ref=HREC1-3

Fini querela Vittorio Feltri.

 

gianfranco-fini_280xFree.jpgRoma, 02-08-2010 Rainews 24

“Il presidente Fini non e’ titolare dell’appartamento, e non sono a lui riconducibili le societa’ che hanno acquistato l’immobile. Del pari e’ falsa la notizia relativa alla cifra versata quale corrispettivo. Sara’ l’autorita’ giudiziaria ad acclarare la totale infondatezza di quanto divulgato e ad accertare la condotta diffamatoria”.

 

E’ Fabrizio Alfano ad affermarlo nella nota in cui il portavoce del presidente della Camera annuncia che “il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha conferito incarico all’avvocato Giulia Bongiorno di agire in sede legalecontro ‘il Giornale’ e il suo direttore per aver pubblicato negli ultimi giorni una serie di notizie false e diffamatorie riguardo alla cessione da parte di Alleanza Nazionale di un immobile ubicato a Montecarlo”.

 

“Nonostante la falsita’ delle notizie e delle accuse gia’ rivolte al presidente Fini da Vittorio Feltri – prosegue Alfano – in un editoriale del 14 settembre 2009 dal titolo ‘Il Presidente Fini e la strategia del suicidio lento’, per il quale e’ stato chiesto il rinvio a giudizio dalla Procura di Monza, ‘il Giornale’ e il suo direttore hanno ritenuto di proseguire la loro campagna diffamatoria nei confronti del presidente Fini e in un articolo pubblicato questa mattina, ‘Prime crepe nel muro di omerta’ sulla casa dei Fini a Montecarlo’, gli attribuiscono la titolarita’ dell’appartamento in Montecarlo, indicando anche la cifra alla quale l’immobile sarebbe stato venduto”. Di qui la decisione di seguire le vie legali.

 

Cesare ha lanciato gli sciacalli contro Fini

Cesare ha lanciato i suoi sciacalli contro Fini. Lo stesso trattamento usato per l’ex direttore dell’Avvenire Boffo per il quale era stato utilizzato materiale taroccato.

Più o meno come l’attività di dossieraggio usato dalla cricca della P3 contro il governatore della Campania Caldoro randellato dagli stessi amici di partito, Cosentino in testa.

Il mese di agosto si apre con un clima maleodorante derivante da una politica marcia come la frutta abbandonata nelle cassette alla chiusura del mercato.

In questo miasma si agitano nervosi maggiordomi, nani, ballerini che annusano la fine dell’impero.