Lazio. Pdl rischia la tempesta perfetta.

Il caso Lazio rischia di risucchiare il partito in una voragine

AMEDEO LAMATTINA     
la stampa.it
ROMA

Ora Berlusconi dovrà essere capace di uscire dal bunker dove si è rifugiato, tirare fuori il Pdl da quella che il direttore di Libero Belpietro ha definito la “palude della libertà” . Il caso Lazio rischia di risucchiare il partito in una voragine. E non è soltanto una questione di “rubagalline” come qualche giorno fa aveva detto il segretario Alfano, ma di un sistema di selezione delle candidature e di un meccanismo di voto regionale (le preferenze) che ha dato il peggio di sè. E’ la mancanza di una leadership che latita in attesa di vedere quale sarà la legge elettorale e delle contorsioni masochistiche delle primarie Pd. Ecco, le preferenze, quelle che il Pdl chiede per la riforma elettorale e che a gran voce chiedono La Russa, Gasparri e Meloni per consentire a chi ha più filo da tessere di farsi eleggere senza essere scelti e nominati dai vertici del partito, magari in una lotta fratricida tra ex An ed ex Forza Italia. Su questo ieri sera nel bunker di Palazzo Grazioli gli ex An hanno chiesto garanzie al Cavaliere: non faccia scherzi, non baratti i collegi per un premio di maggioranza piccolo al primo partito che sulla carta dei sondaggi rimane il Pd.

L’ex premier ha dato rassicurazioni ma verba volant… E ora, con quello che succede nel Lazio, sarà più difficile mantenere la promesse, sarà più difficile la convivenza tra una parte degli ex An e i forzisti della prima ora. La tensione è alle stelle nel Pdl, la possibilità di una scissione definita “virtuosa” dalla Santanché ( “aumenteremmo tutti i voti con liste diverse ma federate”) se si dovesse andare al voto con il proporzionale. Le parole dell’ex ministro Frattini fanno capire molto: “la fusione fredda non è riuscita, ci sono visioni diverse”. Ieri sera La Russa e Gasparri, uscendo dal bunker, hanno voluto dare l’impressione che le cose si siano messe sui binari giusti perchè Berlusconi avrebbe aperto una riflessione sul tema: vogliamo vincere o solo pareggiare? Si staglia all’orizzonte la voglia del Cavaliere di cercare almeno un pareggio o un quasi pareggio complice un nuovo sistema proporzionale, per dar vita poi alla Grande coalizione e Monti ancora a Palazzo Chigi. Cosa che una buona parte del Pdl non vuole. Ma il problema oggi è cosa sopravviverà del partito se la macchia di fango del Lazio, per il momento limitata a Fiorito, diventerà un lago melmoso con dentro altri consiglieri targati Pdl e magari pure Lista Polverini, nonché la stessa presidente.

Berlusconi è ben consapevole del rischio enorme che sta correndo, dell’effetto domino che le dimissioni della Polverini potrà avere. “Qui – ha detto ai suoi ospiti nel bunker – voi ponete dei problemi che capisco ma vi rendete conto che ci stiamo fracassando la testa contro un muro? Dobbiamo rimanere uniti”. Alle regionali siciliane quel che resta del centrodestra sembra arrancare: se Musumeci dovesse perdere e la Polverini buttare la spugna, sarebbe una tempesta perfetta, che risucchierebbe anche il Comune di Roma dove Alemanno si è ricandidato senza il sostegno di mezzo partito.