L’Aquila due anni dopo: il businnes dell’emergenza.

 

L’allarme dell’Autorità sui contratti pubblici: sulla ricostruzione ancora regime di urgenza, con appalti a ristretto numero di imprese. E i costi lievitano

Da Corriere della Sera.it 06.04.2011 

Una casa senza parete ancora oggi San Pio delle Camere (Ansa)
Una casa senza parete ancora oggi San Pio delle Camere (Ansa)

ROMA – A due anni esatti dal terremoto del 6 aprile 2009 la ricostruzione in Abruzzo rimane ancora un business legato all’emergenza, anche se le procedure straordinarie «non sono più giustificate» vista la «graduale ripresa delle attività» a L’Aquila e nelle altre città devastate dal sisma. Eppure, nonostante i timidi segnali di ripresa, il regime amministrativo resta un altro, quello in vigore subito dopo la violentissima scossa con il ricorso a più spicci affidamenti diretti, gare effettuate «in tempi ristretti», un ridotto numero di imprese che vengono chiamate «più volte», interventi che subiscono «rilevanti incrementi economici» e giustificati da progetti «scarsamente definiti».

 

L’ALLARME – A lanciare il preoccupato allarme, con un parere depositato in cancelleria il 4 marzo, (leggi il Documento) è l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, l’organo che controlla regolarità e trasparenza degli appalti. Lapidario, nelle sue conclusioni: in definitiva, le procedure in corso «non sono adeguate ad assicurare il rispetto dei principi di non discriminazione, parità di trattamento, trasparenza, economicità». Insomma: quello dell’emergenza resta ancora un bel business.

 

Edifici costruiti ex novo in località Cese di Preturo (Ansa)
Edifici costruiti ex novo in località Cese di Preturo (Ansa)

«INGIUSTIFICATE LE PROCEDURE D’EMERGENZA» – Nel deliberazione dell’Autorità non ci sono riferimenti alle indagini sulla «cricca» che alle 3 e 32 di quella tragica notte di due anni fa già rideva pensando ai lucrosi appalti sulla ricostruzione. E i giudizi sull’operato del Provveditorato alle Opere pubbliche del Lazio, Abruzzo e Sardegna che sta coordinando – in collaborazione con il presidente della Regione nominato commissario straordinario – la colossale ricostruzione hanno il timbro della cautela. Ma la conclusione del certosino approfondimento resta ugualmente severissima: «Con riferimento all’attualità, non appare giustificato – scrivono il presidente dell’Autorithy Giuseppe Brienza e il consigliere relatore Sergio Santoro – il protrarsi di procedure emergenziali in relazione al tempo ormai trascorso dall’evento sismico».

 

NON GARANTITI TRASPARENZA E IMPARZIALITA’ – A due anni esatti dall’onda sismica di 5,9 gradi Richter che sbriciolando l’Abruzzo ha provocato 309 morti, nella pianificazione della ricostruzione non sono ancora «stati introdotti i criteri di inviti alle gare», quelli necessari per «assicurare trasparenza, imparzialità e la più ampia partecipazione degli operatori idonei interessati». Le conseguenze del continuo ricorso all’emergenza sono evidenti nei numeri raccolti dall’indagine dell’Autorità che ha monitorato 155 contratti, tutti ad affidamento diretto o a gara informale (chiamando cioè le ditte, ndr). Costi che rispetto alle previsioni iniziali «hanno subito rilevati incrementi» – in genere raddoppiando – con «procedure adottate che lasciano ampi margini alle iniziative delle imprese affidatarie». E che soprattutto «non appaiono idonee ad assicurare la congruità economica degli interventi, spesso di importo considerevole».

 

Scritte sui muri dell'Aquila (Emblema)
Scritte sui muri dell’Aquila (Emblema)

GARE INDETTE IN «TEMPI STRETTISSIMI» – Tra i casi descritti ci sono i lavori di sistemazione della scuola media Dante Alighieri di L’Aquila che vedono agli iniziali 708 mila euro stanziati nel settembre 2009 un’aggiunta, arrivata nel maggio 2010, di un milione e 57 mila euro. Ancora: la sistemazione dell’ex istituto commerciale Rendina parte da un milione e 738 mila per trovare strada facendo l’addizione di un altro milione 299 mila euro. Raddoppiata anche la messa in sicurezza dell’Itis Margherita di Savoia, che da 324 mila euro sale ai definitivi 939 mila euro. Interventi per i quali, come nel caso della scuola della Guardia di Finanza di L’Aquila sottoposta a maquillage in vista del G8, sono stati previsti affidamenti diretti oppure gare informali – sistema questo in genere scelto nel dopo-sisma per i lavori nell’edilizia scolastica – «espletate in tempi strettissimi e con invito a tre imprese». Il tutto senza che il Provveditorato abbia «evidenziato criteri di individuazione degli operatori» e con imprese «affidatarie di più di un intervento» e «chiamate più volte» per ulteriori commesse.

 

 

La chiesa di Paganica oggi (Ansa)
La chiesa di Paganica oggi (Ansa)

OK IL PREZZO E’ CONGRUO – Non bastasse, «altri aspetti di criticità» emergono dall’esame dei lavori «spesso avviati sulla base di progetti scarsamente definiti (“brogliacci” di perizie, preliminari)». E’ successo nelle opere per il «ripristino della funzionalità della Questura di L’Aquila» e per la «messa in sicurezza della basilica di San Berardino». Come in altri casi, prima si elaborano progetti di massima, poi partono i lavori e successivamente si chiamano professionisti a stilare i progetti definitivi. Con il risultato che le verifiche del Provveditorato costituiscono «spesso una mera asseverazione di opere ormai realizzate», dando «ampi margini alle imprese affidatarie». Traduzione: se il prezzo è congruo, lo si scopre solo a lavori ultimati. Ma non prima.

 

UN MESE PER LA RISPOSTA – Per chiarire come mai in Abruzzo l’emergenza sia ancora in corso – nonostante appunto «non sia più giustificato il protrarsi delle procedure d’urgenza» – il Provveditorato ha un mese di tempo. Poi l’Autorità invierà le sue conclusioni al Parlamento.

Alessandro Fulloni
06 aprile 2011