OCSE: Metà dei giovani italiani sono precari.

PARIGI – ANSA.it.  In Italia, il 46,7% dei giovani tra i 15 e i 24 anni che lavorano ha un impiego temporaneo. Lo riporta l’Ocse nel suo Employment Outlook, basato su dati di fine 2010. La percentuale dei giovani precari in Italia, sempre secondo i dati Ocse, è in costante aumento dall’inizio della crisi: 42,3% nel 2007, 43,3% nel 2008 e 44,4% nel 2009. Il balzo avanti è ancora più rilevante rispetto al dato del 1994, quando la percentuale di under 25 italiani con un impiego temporaneo era del 16,7%.

Secondo l’Ocse, in Italia il tasso di disoccupazione giovanile è al 27,9%, ben superiore alla media ponderata dell’area Ocse (16,7%). La quota è in aumento di oltre 9 punti percentuali rispetto all’inizio della crisi, nel 2007, quando la disoccupazione giovanile era il 20,3%. Il tasso di disoccupazione giovanile in Italia, riporta ancora lo studio Ocse, è più alto tra le donne, 29,4%, che tra gli uomini, 26,8%. Entrambi i dati sono superiori alla media dei 34 Paesi membri dell’organizzazione, rispettivamente 15,7% e 17,6%.

Nell’area Ocse a luglio 2011 c’erano ancora 44,5 milioni di senza lavoro, 13,4 milioni in più rispetto al periodo pre-crisi, e il tasso di disoccupazione é rimasto superiore all’8%, e non lontano dal picco dell’8,8% toccato nell’ottobre 2008. Lo riferisce l’Employment outlook dell’organizzazione parigina. La situazione, precisa il rapporto Ocse, è però molto disomogenea. Alcuni Paesi – tra cui Austria, Svizzera, Norvegia, Giappone e Corea – sono riusciti a mantenere la disoccupazione tra il 3,5 e il 5,5%, mentre altri – tra cui i quattro Paesi periferici della zona euro, Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna – fanno ancora segnare un tasso a due cifre. Proprio a quest’ultima spetta il poco ambito primato della percentuale più alta di senza lavoro, con il 21,2%.

Continua a crescere nell’area Ocse il tasso di disoccupazione di lungo termine. Nei 34 Paesi membri, a fine 2010, il 48,5% dei disoccupati era senza lavoro da almeno 6 mesi, contro il 41% dell’anno precedente, e il 32,4% da almeno 12 mesi, contro il 24,2% del 2009. Per quanto riguarda l’Italia, i disoccupati senza lavoro da 6 mesi o più sono il 64,5% (in aumento di 3 punti percentuali rispetto al 2009) e quelli senza lavoro da un anno o più il 48,5% (+4 punti percentuali rispetto al 2009). “Fasi prolungate di disoccupazione – sottolinea l’Ocse nel rapporto – sono particolarmente penalizzanti, perché aumentano il rischio di una marginalizzazione permanente dal mercato del lavoro, come risultato del deprezzamento delle abilità e della perdità di autostima e motivazione”.

“Bisogna fare di più per migliorare in modo durevole la situazione del mercato del lavoro per i giovani”. E’ l’imperativo lanciato dall’Ocse.

“Nel primo trimestre del 2011 – scrive l’organizzazione parigina – il tasso di disoccupazione per i giovani (15-24 anni) era del 17,3% nell’area Ocse, comparato al 7% per gli adulti (oltre i 25 anni)”.

GURRIA, 1 GIOVANE SU 8 FUORI DA SCUOLA E LAVORO  – Un giovane su 8 tra i 15 e 24 anni nell’area Ocse, il 12,6% non vanno a scuola né lavorano (i cosiddetti ‘Neet’). Lo ha affermato il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, durante la presentazione dell’Employment outlook. Gurria ha poi sottolineato che la cifra, oltre ad essere elevata, “sta aumentando, stiamo andando nella direzione sbagliata”. La questione deve quindi passare “in testa all’agenda politica”, perché “bisogna recuperare questi giovani”, dato che “i Neet corrono un rischio superiore di marginalizzazione durevole nel mondo del lavoro e di povertà”. “Affrontare l’ampio costo umano della disoccupazione, soprattuto per quello che non riescono a ed entrare con una posizione stabile nel mondo del lavoro, dev’essere una priorità”, ha aggiunto, sottolineando in particolare l’importanza di “raggiungere una migliore corrispondenza tra le competenze che i giovani acquisiscono a scuola e quelle necessarie ne mondo del lavoro”.

IN ITALIA, 76,9% LAVORATORI PART TIME E’ DONNA  – In Italia il lavoratori part time sono donne per il 76,9%. Le lavoratrici part-time rappresentano il 31,1% del totale delle donne occupate, mostrano ancora i dati dell’organizzazione parigina, contro il 6,3% tra gli uomini. Il lavoro a tempo parziale (meno di 30 ore settimanali, secondo la definizione Ocse) rappresenta nel nostro Paese il 16,3% del totale dei posti di lavoro.

SALARIO MEDIO ITALIA 36.773 DLR, SOTTO UE – Il salario medio in Italia nel 2010 é stato di 36.773 dollari (a tasso di cambio corrente), contro una media dell’Ue a 21 di 41.100 dollari e dell’Eurozona a 15 di 44.904 dollari. Lo riferisce l’Ocse nel suo Employment Outlook. Il salario medio italiano è superiore a quelli di Spagna (35.031), Grecia (29.058) e Portogallo (22.003), ma inferiore a Francia (46.365 dollari), Germania (43.352) e Gran Bretagna (47.645). La palma del salario medio più elevato per il 2010 va alla Svizzera, con 80.153 dollari.

IN ITALIA, AMMORTIZZATORI SOCIALI MENO EFFICACI – In Italia il sistema fiscale e di welfare “gioca un ruolo minore nel proteggere le famiglie contro le conseguenze di grandi contrazioni del reddito da lavoro” rispetto ad altri Paesi dell’Ocse. Per gli italiani, spiega l’Ocse, “grandi riduzioni del reddito da lavoro individuale (per esempio in caso di perdita del posto di lavoro) tendono a tradursi in contrazioni del reddito disponibile familiare superiori a quelle osservate negli altri Paesi Ocse”, a causa “della limitata azione di assorbimento degli shock operata dagli ammortizzatori sociali”. Di conseguenza, conclude lo studio, “lo shock negativo sui redditi da lavoro subito da non pochi italiani durante la crisi si è probabilmente tradotto in un aumento del rischio di povertà e di difficoltà finanziarie, anche se l’aumento massiccio di risorse per la cassa integrazione guadagni ha contribuito significativamente a limitare il numero di lavoratori affetti da tali shock”.

“L’impatto della crisi recente sul mercato del lavoro italiano è stato fino ad oggi moderato, ma la ripresa è stata lenta”. Il tasso di disoccupazione italiano, spiega l’organizzazione parigina, è cresciuto meno della media Ocse: 2,5 punti percentuali tra il 2/o semestre del 2007 (inizio della crisi) e il 1/o trimestre del 2010 (picco dell’8,5%). Da allora però, “la ripresa occupazionale è stata alquanto moderata”, con un calo di “solo mezzo punto percentuale”. Inoltre, sottolinea ancora l’Ocse, “il recente rallentamento della ripresa economica nell’area euro suggerisce che la disoccupazione italiana rimarrà al di sopra dei livelli precedenti alla crisi per un certo tempo”.

 

Berlusconi a Lavitola: Resta lì, vi scagiono tutti

(AGI) – Napoli, 14 set. – “Vi scagiono tutti”: con questa frase Silvio Berlusconi avrebbe rassicurato Valter Lavitola al telefono lo scorso 24 agosto. E’ quanto emerge dai nuovi atti sul caso Tarantinidepositati dai pm napoletani che indagano sulla presunta estorsioneal premier Silvio Berlusconi. Nella documentazione che fara’ parte del materiale a disposizione delle parti in occasione dell’udienza davanti al Tribunale del Riesame chiesta dai legali di Tarantini per la revoca della misura cautelare, fa parte anche l’intercettazione di una telefonata del 24 agosto scorso tra il presidente del Consiglio e Walter Lavitola ad oggi latitante, anticipata da un servizio la scorsa settimana da ‘L’Espresso'”.

“Senta dottore, io mo’ sono fuori…”; “E resta li’…vediamo un po’”. E’ questo il passaggio della telefonata del 24 agosto scorso, avvenuta alle 21, tra Valter Lavitola e il premier Silvio Berlusconi, i cui contenuti sono stati anticipati da “L’Espresso”, e la cui trascrizione e’ tra i nuovi atti depositati dai pm napoletani.
  In un altro passaggio, Berlusconi rassicura Lavitola e, a proposito dell’indagine sulla presunta estorsione di cui aveva dato notizia “Panorama”, dice: “sono cose che non esistono, e su cui vi scagionero’ tutti”. (AGI) .

 


Borse a picco. Nuovi attacchi ai Btp.

Rainews.it. Giornata nera per le borse europee, trascinate giù soprattutto dal settore bancario. Crollano Milano, Parigi e Francoforte, che perdono rispettivamente il 5,62%, il 5,39% e il 5,8%.

Tra le peggiori d’Europa le banche britanniche Barclays e Rbs, che perdono rispettivamente il 6,6% e il 10,7%.

Londra arretra del 2,93%. A Milano la Fiat cede il 7,4%%, Exor il 9%, Intesa il 7,96% e Unicredit il 7,4%. Prosegue la tendenza delle banche di non prestarsi soldi l’una con l’altra, preferendo depositare la liquidità nei depositi della Bce.

Bce: sanzioni per gli Stati cicala
Forse ci sono cose che si possono dire solo quando un mandato sta per scadere, perché scomode. O forse il momento è talmente difficile da indurre anche i
più diplomatici a rompere gli indugi. Fatto sta che a Parigi il numero uno uscente della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet, dice chiaro che si può immaginare un governo confederale europeo “con un ministro delle Finanze confederale, che potra’ assumere l’intera governance in seno all’Eurozona e prendere questa o quella
decisione”. Perché, è il sotto inteso neppure troppo sotto inteso, i Governi non hanno più la necessaria tempestività nel reagire agli strattoni dei mercati. 

Il super  ministro delle Finanze europeo, poi, potrebbe , sostenere una “posizione europea nei negoziati internazionali sul piano finanziario”, senza le mille voci dell’Ue a 27.

Resta in primo piano il problema dei conti pubbilci. E di nuovo Trichet non ha dubbi: se un Paese non riesce a prendere le decisioni adeguate in termini di risanamento del bilancio, allora dovrebbe essere consentito di imporle a livello centralizzato. 

Bruxelles: bene bravo bis
Passano pochi minuti e da Bruxelles rimbalzano le parole del portavoce del commissario Ue degli Affari monetari Olli Rehn: Trichet ha ragione sulla riforma della governance delle finanze europee, dice, perché “non si può lasciare che tutto
ricada sulle spalle della Bce”, con i suoi acquisti sul mercato secondario dei titoli di stato.

Visto da sinistra
“Trichet mente sapendo di mentire”, ribatte da Roma il segretario Prc Paolo Ferrero: “la speculazione è il frutto delle politiche della Bce e della Ue, non del mancato pareggio di bilancio. Infatti ogni paese che taglia la spesa sociale vede peggiorare la propria situazione: a partire dalla Grecia per arrivare all’Italia”.  “Trichet – sostiene Ferrero – in realtà difende i suoi azionisti, cioè le banche private europee che stanno speculando contro gli Stati europei. Per bloccare la speculazione servono tre misure:
occorre bloccare per legge la vendita allo scoperto dei titoli degli Stati, occorre tassare le transazioni speculative di capitale e occorre obbligare la Bce ad acquistare direttamente i titoli di stato europei, così come fanno tutte le altri Banche
Centrali del Mondo. Senza queste misure la speculazione continuerà ad essere pagata dai lavoratori e dai pensionati”.

Antagonisti agitati
Ferrero è scavalcato a sinistra dai militanti dei Comitatri unitari di base e del centro sociale Cantiere di Milano: 7 o 8 persone, in vista dello sciopero di domani contro la manovra, hanno tentato questa mattina di irrompere nella Borsa di Piazza Affari, riuscendo a esporre bandiere del sindacato e striscioni dalle finestre di Palazzo Mezzanotte. All’esterno della Borsa, una ventina di antagonisti e anarchici che distribuiscono volantini contro la manovra e alcune tende da campeggio. Ci sarebbero stati attimi i tensione quando un secondo gruppo ha cercato di fare irruzione in Piazza Affari ma è stato bloccato dalla sorveglianza vicino alle porte del palazzo, che poi sono state chiuse.

Perché è giusto lo sciopero generale del 6 settembre.

Il prossimo 6 settembre ci sarà lo sciopero generale proclamato dalla CGIL. Si è discusso molto sull’opportunità di questa scelta considerata la delicatezza del periodo e la debolezza del nostro Paese. 

In proposito, preso atto che alcune categorie di benestanti (chiamiamoli così) godono di protezioni in alto loco, bisogna stabilire chi deve farsi carico della difesa dei soggetti più deboli destinati ad un peggioramento delle condizioni di vita delle loro famiglie: Pensionati con reddito basso, giovani in cerca di lavoro, famiglie che necessitano dei servizi sociali, soggetti malati, anziani ecc.

Il governo pensa a tutt’altro e le forze politiche di maggioranza sono ben attente a non scontentare il proprio elettorale con la manovra economica.

La CGIL con lo sciopero tenta di difendere quelle classi sociali penalizzate (di nuovo) dai provvedimenti in corso di approvazione. Non si capisce cosa stia a cuore in questo momento alla UIL e alla CISL, i cui segretari generali sbagliano a partecipare ad incontri riservati (o pre-incontri) con ministri e politici.

In tutto questo dispiace dover valutare negativamente  l’evoluzione del sindacato di Pierre Carniti, uomo di grande valore e di grande attaccamento alle sorti dei lavoratori e dei disoccupati.

Per quanto sopra è giusta e opportuna la partecipazione allo sciopero generale.

lu.na.

Morto a Brescia Mino Martinazzoli.

 

04 settembre, 14:57 Ansa.it

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Giorgio Napolitano (S) con Mino Martinazzoli

Giorgio Napolitano (S) con Mino Martinazzoli

Morto a Brescia Mino MartinazzoliMILANO  – E’ morto stamani a Brescia Mino Martinazzoli, ex segretario della Dc e più volte ministro. L’ex sindaco di Brescia, nato a Orzinuovi (Brescia) nel 1931, era malato da tempo.


FRANCESCHINI, SENZA DI LUI NO ULIVO E PD 
 – “Con Mino Martinazzoli se ne va un uomo che ha messo passione, competenza e cultura in ogni passo della sua vita professionale e politica. Se ne va anche un ‘pezzo’ decisivo e importante della storia politica italiana: Senza la sua scelta coraggiosa di traghettare i cattolici democratici dalla Dc nella nuova stagione politica degli anni 90, non sarebbero nati l’Ulivo e il Pd. Un’intera generazione gli è poi debitrice di indimenticabili momenti di entusiasmo e speranze. Alla sua famiglia le condoglianze di tutti i deputati del gruppo del Pd e mie personali, con affetto e dolore”. Lo afferma Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera in un messaggio di cordoglio.

CASINI, RATTRISTATO PER SUA SCOMPARSA  – “Sono profondamente rattristato per la scomparsa di Mino Martinazzoli, con cui ho collaborato da giovane parlamentare nella vita della Democrazia Cristiana. Da lui mi hanno diviso non pochi giudizi politici, ma non èmai venuta meno la stima e il rispetto per la persona e per le sue qualità intellettuali e morali. Mi unisco con profondo cordoglio ai familiari e agli amici che ne piangono la scomparsa”. Lo afferma Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc in una nota di cordoglio per la scomparsa di Martinazzoli.

Napolitano: Approvare subito la manovra.

napolitano,subito. la manovraRoma, 03-09-2011 Rainews.it

Nel processo per l’approvazione della manovra “occorre che vengano, ora e nel prossimo futuro, con chiarezza e certezza di intenti e di risultati, al di la’ di ogni inclinazione nociva”, compiute le mosse necessarie per il raggiungimento dei risultati del paese, anche per evitare l’insorgere di “antiche diffidenze”. Lo ha detto il presidente Giorgio Napolitano in un collegamento in videoconferenza al Workshop Ambrosetti di Cernobbio.

Ridurre il debito pubblico

‘Facciamo e faremo quel che dobbiamo fare specie per ridurre decisamente il nostro debito pubblico”, ha aggiunto Napolitano, specialmente d’intesa con gli impegni assunti con l’Europa, ma “non in particolare obbedienza a imposizioni dall’esterno, lo facciamo per il nostro interesse” pensando anche alle nostre generazioni future.  L’Italia ha fatto “scelte coraggiose come la rinuncia all’autorità monetaria” e l’ingresso nel’euro secondo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma altre scelte sono “mancate”. Ad esempio – ha rilevato – “si è ritardato ed esitato ad affrontare il vincolo che doveva essere allentato e sciolto dell’indebitamento pubblico. La conseguenza – ha quindi aggiunto il Capo dello Stato – è che “nei 10 anni dall’ingresso dell’euro” si è sentito questo peso

Impegno comune

È necessario un “impegno comune” di maggioranza e opposizione per approvare al più presto la manovra bis in Parlamento. È il monito lanciato dal presidente della Repubblica. Il decreto di Ferragosto, ha sottolineato Giorgio Napolitano, sta vivendo una “discussione travagliata” ma bisogna chiudere l’esame parlamentare anche “prima della scadenza dei 60 giorni” del provvedimento.

Un tombino sul condono.

Corriere.it. 03.09.2011

Giulio Tremonti ha precisato che nella manovra non ci saranno condoni «poiché si tratterebbe di un intervento una tantum che genera introiti di cassa, ma che non modifica l’assetto della finanza pubblica». Evviva. Niente di più condivisibile per chi, come noi, ha sempre criticato duramente la disastrosa politica delle sanatorie. Ma qui, inutile nasconderlo, il problema della credibilità che sempre accompagna simili impegnative dichiarazioni è ancora più grande. Da settimane si rincorrono le voci di un nuovo condono che potrebbe spuntare accanto al tremendissimo (forse) giro di vite sull’evasione fiscale con tintinnio di schiavettoni. Non servono soldi, tanti e subito? E poi, non fu così che andò anche all’inizio degli anni Ottanta, quando alla sanatoria tombale fu accoppiata la legge (pressoché inutile) sulle «manette agli evasori»?

La dichiarazione di Tremonti, semmai, desta anche una legittima preoccupazione: che il partito del condono, agguerritissimo in Parlamento, sia già al lavoro. Convinto, magari, di non incontrare troppa resistenza.

I precedenti la dicono lunga. Ricordiamo che cosa è successo otto anni fa, quando il governo Berlusconi, contrario a parole, si arrese immediatamente all’offensiva parlamentare sfociata non in una, ma in un diluvio di sanatorie. E non possiamo non rammentare come lo stesso ministro dell’Economia, che in quella occasione aveva confessato di essersi dovuto piegare suo malgrado alla ferrea legge dei numeri e dei denari necessari a tenere a galla i conti pubblici, tornando nel 2008 al governo avesse garantito che l’epoca dei condoni era definitivamente sepolta. Salvo poi varare un nuovo scudo fiscale consentendo a evasori che avevano illecitamente esportato capitali di regolarizzarli pagando un ventesimo di quanto versano i cittadini onesti.

Tante volte si è detto di come i condoni abbiano profondamente compromesso la tenuta morale di un Paese dove già le tasse non sono mai state troppo popolari. L’hanno corrotta al punto che c’è chi li utilizza perfino per gabbarli, dimostrando che non sono credibili nemmeno le sanatorie. Quanti hanno chiesto di aderire al condono fiscale per poi dichiararsi falliti e non pagare? E quanti dopo aver pagato la prima rata, poi smettono di pagare, confidando magari in un’altra sanatoria, e poi in un’altra, e un’altra ancora? Non è un caso che al gettito previsto per il benevolo perdono del 2002 manchino almeno 4 miliardi di euro.

 

Oggi, poi, c’è un dettaglio in più che chiama in causa la credibilità. Ed è il modo con cui sta procedendo la manovra d’agosto, presentata in pompa magna in una conferenza stampa ufficiale a Palazzo Chigi, e smontata nel giro di due settimane (il contributo di solidarietà per i redditi più elevati? Abbiamo scherzato… Il taglio delle Province? Abbiamo scherzato… L’accorpamento dei Comuni più piccoli? Abbiamo scherzato…). Quindi rismontata nuovamente il giorno dopo un vertice politico «decisivo» dal quale il governo, che aveva promesso di non toccare le pensioni, ne era uscito con l’idea bislacca di colpire i riscatti previdenziali per la laurea e il servizio militare. Perché mai dovremmo credere proprio questa volta che non ci metteranno sotto il naso l’ennesimo maleodorante condono?

 
03 settembre 2011 08:46

Trichet, l’Italia rispetti gli impegni.

Ansa.it. 02.09.2011

Jean-Claude TrichetJean-Claude Trichet

 ROMA – “E’ essenziale che gli obiettivi annunciati di miglioramento delle finanze pubbliche siano pienamente confermati e concretizzati”. A parlare della manovra italiana è il presidente della Banca centrale europea Jean Claude Trichet in un’intervista a Il Sole 24 Ore. “Le misure annunciate dal governo il 5 agosto – afferma Trichet – sono estremamente importanti per ridurre rapidamente il deficit pubblico e migliorare la flessibilità dell’economia italiana”.

Questo, prosegue, è “decisivo per consolidaare e rafforzare la qualità e la credibilità della strategia italiana e dell’impegno del governo italiano a ripagare i suoi debiti”. Per il banchiere devono esser introdotte “tutte quelle misure capaci di permettere nel medio termine al potenziale italiano – ritenuto ‘straordinario’ – di esprimersi pienamente”, in modo da aumentare “la crescita” di “un’economia ingessata”. Sulla proposta di obbligazioni europee, Trichet risponde così: “Abbiamo già a disposizione il nuovo fondo Efsf che può emettere obbligazioni garantite dagli Stati europei”.

Poi a detta del numero uno della Bce “abbiamo una moneta unica credibile” e la “zona euro” è in una “situazione migliore di altri Paesi”. Abbiamo però avuto – continua – “debolezze molto serie in termini di governance economica e dei conti pubblici”. Politiche di bilancio e competitività “non sono stati seguite con rigore e corrette per tempo”. I Paesi europei al loro interno devono modificare le “politiche nazionali”. Inoltre “consiglio, commissione e Parlamento stanno lavorando alla messa a punto di sei progetti legislativi che avranno il compito di rafforzare la sorveglianza”. Infine, una riflessione sul suo successore alla guida della Bce: “Mario Draghi conosce l’istituzione estremamente bene. Sono certo che saprà garantire la continuità e la credibilità dell’istituzione nel lungo termine”.

Monza e i ministeri inesistenti.

Ansa.it Monza – 02.09.2011. I primi utenti dei Ministeri del Nord si sobbarcano 460 chilometri, andata e ritorno, in pullman, per essere ammessi in uffici non ancora operativi e deserti, ad accezione di due funzionari di Calderoli, con il quale parlano al telefono una decina di minuti. Le sedi decentrate, inaugurate tra mille polemiche il 23 luglio, sono state aperte apposta per loro, una cinquantina di commercianti veneti portati a Monza dall’Ascom di Padova. Se ne vanno delusi nonostante le rassicurazioni del ministro. “Qui come a Roma – dicono – il potere è inesistente o distante dai problemi della gente”. Dovevano aprire ufficialmente oggi le sedi distaccate dei quattro ministeri, Tesoro, Semplificazione, Riforme e Turismo, allestiti a piano terra di una delle palazzine (l’ex cavallerizza) nella Villa Reale. Così hanno ripetuto per settimane politici e amministratori e così avevano capito anche i commercianti veneti che alcuni giorni fa hanno organizzato la gita a Monza, prendendo sul serio le promesse di potersi risparmiare viaggi fino a Roma per far valere le loro richieste. Sono le 11 quando arrivano da Padova in pullman e scendono con cartelli e trombette. Una quarantina di minuti prima – il giardino della Villa Reale già invaso da giornalisti, fotografi e televisioni – ha aperto la porta degli uffici Maurizio Bosatra, il capo di gabinetto di Calderoli, ministro della semplificazione. “Non capisco tutta questa agitazione – risponde alle domande – avete scritto voi che le sedi sarebbero state aperte il primo settembre, noi abbiamo sempre parlato di settembre, senza una data precisa, comunque ora sono qui per accogliere l’Ascom”.

Nel frattempo i commercianti si schierano dietro lo striscione ‘Indignados’ per ‘marciare’ dai cancelli della Villa Reale agli uffici. Suonano trombette e agitano cartelli con la scritta ‘Anche le formiche si incazzano’. Ma subito il primo intoppo. La polizia si schiera e gentilmente invita i manifestanti a non avvicinarsi agli uffici: può passare solo una delegazione. La protesta si scalda. “La polizia fa il suo lavoro – calma gli animi Fernando Zilio, presidente Ascom Padova – Del resto hanno già provato a fermarci ieri: da Roma, dal ministero della Semplificazione, ci hanno chiamato per ben 3 volte chiedendoci di non venire oggi a Monza ma di aspettare ancora qualche giorno”. L’incontro di Zilio, a capo della delegazione, con Bosatra, al quale si è aggiunto intanto Fabrizio Carcano, addetto stampa di Calderoli, dura circa 45 minuti. La telefonata con Calderoli una decina. “Il ministro ha dato le sue spiegazioni e i commercianti hanno espresso la loro soddisfazione”, dice dopo Carcano.

Ma diverse sono le parole di Zilio quando esce. “Il ministro è stato coraggioso, ci ha dato alcune assicurazioni, noi siamo molto preoccupati, non abbiamo mai fatto sconti ad alcun governo e non ne faremo neppure a un governo amico – dice – Ma qui ci aspettavamo di trovare persone competenti, anche per il ministero dell’Economia e del Turismo, invece non c’é nessuno, ci sono due scrivanie e soprattutto siamo rimasti un po’ perplessi perché oltre alla foto del presidente della Repubblica c’é quella di Bossi, poi c’é anche un quadro di Pontida e una statuetta di Alberto da Giussano e secondo noi in sedi di ministeri queste cose non dovrebbero starci”. I due funzionari di Calderoli chiudono gli uffici. “Da lunedì saremo qui di nuovo”, dicono. I commercianti risalgono sul pullman. “Torneremo – promettono – ma la prossima volta senza preavviso”.