De Magistris: sui rifiuti la prima delibera

 

Il nuovo sindaco di Napoli, dopo aver festeggiato l’intera notte, è andato stamane al Gambrinus a bere un caffè. “Mi ha commosso la telefonata con Napolitano, voltiamo pagina”. Telefonate da Bersani, Fini e dal cardinale Sepe. “La mia prima delibera sarà sui rifiuti”

di CONCHITA SANNINO Repubblica

Primo caffè per il nuovo sindaco Luigi de Magistris, al Gambrinus in piazza Trieste e e Trento. Lo stesso scelto da Giorgio Napolitano quando torna nella sua città. E proprio al presidente della Repubblica de Magistris rivolge il suo pensiero. Lo aveva già sentito ieri, dopo la vittoria: “E’ una telefonata che mi ha commosso – spiega – che mi ha reso felice e che segna anche un superamento di attriti che ci sono stati nel passato, è un modo per voltare pagina”. Poi arrivano, una dopo l’altra, le telefonate del leader del Pd Pierluigi Bersani, del presidente della Camera Gianfranco Fini e del cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, con il quale de Magistris ha in programma una iniziativa stasera in piazza del Plebiscito. Annuncia che la sua prima delibera da sindaco sarà sui rifiuti.

“Cerchiamo di ragionare insieme, ci tengo molto a rafforzare il rapporto con il Pd”, dice de Magistris a Bersani. “Mi ha rivolto gli auguri – racconta il sindaco – ci vedremo presto perchè abbiamo molte cose da mettere a punto. Considero il Pd fondamentale, per il Paese, in questa fase di passaggio. A Napoli dialogherò con il partito. C’è stato un buon rapporto nel secondo turno, mi hanno appoggiato senza chiedermi mai poltrone”. Con Fini de Magistris parla dell’appoggio ricevuto da Raimondo Pasquino, il candidato sindaco del Terzo Polo, che diventerà – ribadisce – presidente del consiglio comunale. Previsto a breve un incontro con Fini.

De Magistris riserva un passaggio anche al sindaco uscente, Rosa Russo Iervolino: “Andrò a trovarla, è una persona perbene, ma ora si cambia completamente pagina”.

Il primo cittadino incontra il prefetto Andrea De Martino. “Conti su di noi”, gli dice De Martino, “sono tornato qui a Napoli e in questi mesi ho visto che se i napoletani sono ben guidati fanno cose eccezionali”. Sicurezza e rifiuti i temi affrontati durante la conversazione. “Io sono una persona che riesce a dialogare – sottolinea De Magistris – e questo è importante in una città piena di conflitti. Mi riferisco a una mediazione verso l’alto, non certo a un compromesso verso il basso”.

In attesa di insediarsi in municipio, cosa che accadrà nei prossimi giorni, dopo la proclamazione ufficiale, de Magistris passa davanti a Palazzo San Giacomo, la sede del Comune, e viene applaudito dai dipendenti affacciati ai balconi. L’ex magistrato annuncia la sua autosospensione dall’Idv: “Mi sembra giusto visto che voglio essere il sindaco di tutti, ma preciso che non si tratta certo di una presa di distanza dal partito né da Di Pietro con il quale avevamo e abbiamo un legame forte”.

ITALIA FUTURA: L’harakiri del centrodestra Se il populismo più becero prevale sulla politica di stampo popolare di Italia Futura

 Italia Futura ,23 maggio 2011

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In vista del secondo turno delle amministrative di Milano e Napoli la coalizione di governo sembra avere scommesso sulla liquefazione di ogni strategia politica. Già il primo turno aveva rivelato l’insofferenza di tanti moderati nei confronti della retorica dell’estremismo a cui si erano dedicati Berlusconi e i suoi alleati. Evidentemente il messaggio dell’elettorato non è stato recepito con chiarezza. Il presidente del consiglio ha occupato tutti i media televisivi usando toni ed espressioni che mal si conciliano con il suo ruolo istituzionale, così come hanno fatto i numerosi esponenti del governo che hanno paventato fantomatiche invasioni di gay, spacciatori, musulmani e zingari. 

Ma non sono queste le preoccupazioni della stragrande maggioranza degli italiani: mentre le ultime statistiche segnalano che un italiano su quattro sperimenta la povertà e la disoccupazione giovanile raggiunge ogni mese un nuovo record temono piuttosto gli effetti catastrofici della mancanza di crescita. Geniale, poi, la sparata della Lega di spostare a Milano alcuni ministeri: una proposta che se tradotta in pratica significherebbe più spesa pubblica e meno efficienza amministrativa. 

Il centrodestra, invece di incalzare le proposte di Pisapia sulla base del contenimento della spesa, sembra orientato a scavalcarlo a sinistra offrendo mance elettorali sotto forma di nuovi posti pubblici che i già tartassati cittadini italiani dovranno poi pagare. Una proposta che dimostra il passaggio del PDL dalla rivoluzione liberale al neostatalismo elettorale. E tanto per non farci mancare nulla la Moratti promette condoni sulle multe a Milano e Berlusconi la sospensione degli abbattimenti degli immobili abusivi a Napoli.Anche in questi casi siamo di fronte a provvedimenti che mal si conciliano con la tradizione del centro destra (dov’è finito il richiamo a legge ed ordine?). 

L’ultima settimana di campagna elettorale riserverà nuove eccitanti sorprese e l’esito dei ballottaggi è tutt’altro che scontato. Ma di sicuro possiamo dire che questo centrodestra non ha più nulla a che fare, nei toni e nei contenuti, con quello che una forza moderata dovrebbe rappresentare in un grande paese europeo. 

Lo spostamento a sinistra del PD e l’evanescenza del Terzo polo che, decidendo di non scegliere, ha rinunciato persino a fare l’ago della bilancia, avrebbero dovuto semplificare il compito al PDL nella riconquista degli elettori moderati. Invece di tornare ai contenuti tradizionali delle coalizioni di centrodestra (liberalizzazioni, contenimento della spesa, sussidiarietà, sicurezza e legalità etc..), si è deciso di procedere sulla strada di un populismo becero e confuso. 

Ma in un paese in maggioranza moderato che avrebbe disperato bisogno di una seria politica di stampo popolare e liberale, lo spettacolo che si offre è l’harakiri di un centrodestra che sceglie la strada della guerra civile a bassa intensità. Ben più del candidato della sinistra, è questa decisione che rischia di far avverare la profezia di Bossi: “con Pisapia ci tagliamo le balle”.


Arroganza a reti unificate

L’arroganza a reti unificate

Cinque interviste Tv “comandate” da Berlusconi per fare propaganda elettorale. Giornalisti in ginocchio e Authority troppo occupata per intervenire. Una brutta pagina per l’Italia.

21/05/2011 Famiglia Cristiana

I giornali avversari avevano fatto un cauto pronostico: vedrete che Berlusconi, dopo il lungo silenzio postelettorale, tornerà a farsi vivo. Forse una conferenza stampa, forse un’intervista in Tv. Una sola, ritenevano; nessuno immaginava che potesse farne cinque in un colpo solo, non perché i giornalisti le avessero implorate ma perché è stato lui a imporle. Un primo pacchetto ai tre Tg di Mediaset, che sono cosa sua sebbene Berlusconi sostenga da sempre di non interessarsi alle sue aziende, almeno in prima persona. Evidentemente ci sono altre persone cui basta ricevere una telefonata, pronte a obbedir tacendo. Poi i due maggiori Tg della Rai, primo e secondo: e qui il discorso, già parecchio delicato, ulteriormente si complica.     

     Esiste una AgCom che dovrebbe fissare le regole della comunicazione e, in caso di irregolarità, punire gli inadempienti. Già il fatto che il premier irrompa nella campagna per Milano e Napoli usando le reti di sua proprietà dovrebbe far ricordare che c’è un piccolo inciampo, chiamato conflitto di interessi. Ma tutti zitti. E lo stesso, ciò che è peggio, per le reti a canone. Pare che la Commissione debba riunirsi mercoledi prossimo, lasciando che nel frattempo Berlusconi faccia altri monologhi davanti a reverenti cronisti. Nessuno dei quali, superfluo notarlo, si è sognato fin qui di avanzare contestazioni o anche semplici obiezioni. 

     Ora non è da dubitare che i membri dell’AgCom siano carichi di incombenze private, tanto da dover rinviare una riunione di interesse pubblico. Ma se ritengono di poter attendere mercoledi, tanto vale posporre a giugno o luglio; tanto i buoi sono già scappati.

       L’imposizione del primo ministro e l’acquiescenza delle reti pubbliche hanno suscitato violente reazioni, che oggi riempiono i giornali: dall’illegalità al paragone con la Bielorussia. Superfluo citarle per esteso. E’ da chiedersi piuttosto quale effetto avranno queste esternazioni a reti unificate, non tanto per il loro contenuto quanto per la linea padronale che esprimono. Di nuovo o inatteso, Berlusconi non ha detto nulla. Al più si è maggiormente avvicinato a Bossi per la faccenda della Grande Moschea, degli zingari incombenti e della sinistra inaffidabile. Copione conosciuto.        

     Che ciò serva per i ballottaggi, o dia esito negativo, è tutto da vedere. Sembrava che il premier fosse stato colpito dai commenti dopo il voto, dove si giudicava assai più dannoso che proficuo l’avere impostato un referendum sulla sua persona. Evidentemente non è così. Se prima aveva “mostrato la faccia” in singoli comizi, adesso siamo ad una carica di tipo alluvionale. E condotta non su iniziativa dei singoli Tg ma, ripetiamo, convocando d’autorità le redazioni private e pubbliche.    

     Qualcuno troverà che si tratta di un giusto contraltare ai Santoro, Floris e sinistra assortita, visti dal premier, ed anche dal suo elettorato, come il fumo negli occhi. Altri baseranno il loro giudizio sull’arroganza del potere, che da noi è raramente premiata ma non demorde. E chissà come saranno accolti i tre ministeri in regalo elettorale, due a Milano, secondo le indiscrezioni, e uno a Napoli.     

     Comunque, non c’è che da aspettare. Per il momento, senza bisogno di attese, sono state scritte due brutte pagine: una da un primo ministro e proprietario di televisioni che si arroga prerogative inaccessibili agli avversari politici; l’altra da un giornalismo Tv che non tiene dritta la schiena ma si genuflette.  

Giorgio Vecchiato

Ruby: Camera di Consiglio fissata per il 6 Luglio.

ROMA (Reuters) – La Corte Costituzionale ha fissato per il prossimo 6 luglio la Camera di consiglio per decidere sul ricorso per conflitto di attribuzione sollevato dalla Camera dei deputati nei confronti dei magistrati di Milano per il caso Ruby. Lo riferiscono fonti giudiziarie.

 

Il relatore della causa, riferiscono le fonti, sarà il giudice Giuseppe Tesauro. Se il ricorso dovesse essere giudicato ammissibile, la decisione nel merito non ci sarebbe prima dell’autunno prossimo.

 

Lo scorso 5 aprile la Camera ha deciso di sollevare il conflitto di attribuzione con una maggioranza di 12 voti, con il centrodestra che allora ha fatto passare a Montecitorio il suo punto di vista, cioè che uno dei due reati contestati al premier nel processo Ruby, la concussione, sia di natura ministeriale e, pertanto, l’inchiesta dovrebbe ricominciare quasi da zero davanti al tribunale dei ministri, annullando buona parte degli atti compiuti finora dai pm e dal gup di Milano, che ha rinviato Berlusconi a giudizio immediato.

 

L’accusa dice che Berlusconi avrebbe avuto rapporti sessuali a pagamento con la giovane marocchina Karima el Mahroug, detta Ruby, quando era minorenne, e che abbia cercato illegittimamente di ottenerne il rilascio dalla questura di Milano, dove era stata fermata per furto, con l’obiettivo di occultare la sua relazione con la ragazza.

 

Il processo per il premier – accusato di concussione e prostituzione minorile – è iniziato lo scorso 6 aprile.

Berlusconi insignificante per i milanesi

Berlusconi.jpgBerlusconi, in uno dei suoi deliri di onnipotenza, ha deciso di candidarsi al Consiglio Comunale di Milano come capolista del Pdl a sotegno di Letizia Morati.  Aveva puntato su un minimo di 53.000 voti di preferenza, na  ne ha preso circa la metà. Il più amato dagli italiani non è stato investito, come sperato, dal popolo ma dal ciclone Pisapia che gli ha fatto sbattere il muso.

Mister B porta a casa 28.000 preferenze su 990.000 elettori, una percentuale insignificante, meno del 3 per cento. Insignificante come Berlusconi per i milanesi

Debacle Pdl, Berlusconi dimezza le preferenze

17 maggio 2011. ansa.it

MILANO – Il Pdl crolla a Milano e tra le macerie finisce anche l’obiettivo del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di raggiungere le 52.577 preferenze raccolte nel 2006: il premier si deve accontentare di poco più della metà (27.972), secondo i dati definitivi forniti dall’ufficio elettorale del Comune di Milano. Con il 28,75% dei consensi il più importante partito del centrodestra resta il più votato in città ma è la vittima più illustre del deludente risultato di Letizia Moratti: in un anno ha perso quasi 8 punti (era al 36% alle regionali) e ben 12 dalle scorse comunali quando Fi e An totalizzarono il 40,9%.

Nella gara delle preferenze il vicesindaco Riccardo De Corato resta il secondo più votato (5.786 voti), seguito dal cielllino Carlo Masseroli con 3.406. Deludente invece il risultato di Marco Osnato: il pupillo del ministro La Russa siederà in consiglio comunale ma come nono con appena 1.651 preferenze. Il risultato di De Corato appare ancor più opaco se paragonato a quello del suo eterno rivale, il leghista Matteo Salvini che lo ha distaccato di 4 mila preferenze (8.913).

Del resto l’elettorato del Carroccio ha concentrato tutte le preferenze proprio sull’eurodeputato, visto che il secondo eletto, Max Bastoni, ne ha raggranellate appena 602. Eppure anche la Lega con il suo 9,64% ha poco da gioire: rispetto al 2006 ha sì triplicato i voti (era al 3,8%) ma a Milano è arretrata di cinque punti rispetto alle regionali di un anno fa. Sul fronte opposto, l’architetto Stefano Boeri, sconfitto da Giuliano Pisapia alle primarie, si afferma non solo come il più votato dopo Berlusconi (12.861), ma anche come il candidato che trascina il Pd a un risultato senza precedenti. Con un 28,64% i democratici hanno guadagnato due punti dal 2010 e quasi sei dalle scorse comunali. Dopo Boeri a fare incetta di voti tra i democratici il giovane Pierfrancesco Maran, sponsorizzato da Filippo Penati, l’ex verde Carlo Monguzzi e Pierfrancesco Majorino. Sugli scudi anche Sel (4,7%) e il cartello delle sinistre (3,1%) che confermano i voti presi dall’ala radicale nel 2006 ma a cui si aggiunge la buona performance della lista civica di Pisapia (3,86%). Al palo invece i dipietristi dell’Idv (2,54%) che in un anno perdono a Milano cinque punti e i radicali (1,72%).

Napolitano: No alla rottura della legalità

rainews24.it

“Negli anni degli attentati terroristici, l’Italia corse rischi estremi. Sapemmo uscirne nettamente, pur pagando duri prezzi, e avemmo così la prova di quanto profonde fossero nel nostro popolo le riserve di attaccamento alla libertà, alla legalità, ai principi costituzionali della convivenza democratica, su cui poter contare”. Lo scrive Giorgio Napolitano nell’introduzione del Capo dello Stato, e presidente del Csm, per il volume a cura del Csm ‘Nel loro segno’, che ricorda i 26 magistrati vittime del terrorismo e delle stragi di mafia e che sarà presentato domani.

Giorgio Napolitano

Giorgio Napolitano

 

Roma, 08-05-2011

“Negli anni degli attentati terroristici, l’Italia corse rischi estremi. Sapemmo uscirne nettamente, pur pagando duri prezzi, e avemmo così la prova di quanto profonde fossero nel nostro popolo le riserve di attaccamento alla libertà, alla legalità, ai principi costituzionali della convivenza democratica, su cui poter contare”.

Lo scrive Giorgio Napolitano nell’introduzione del Capo dello Stato, e presidente del Csm, per il volume a cura del Csm ‘Nel loro segno’, che ricorda i 26 magistrati vittime del terrorismo e delle stragi di mafia e che sarà presentato domani, nel corso della cerimonia di celebrazione della ‘Giornata della memoria’ dedicata alle vittime del terrorismo e delle stragi, in programma al Quirinale alle 11. Il volume è aperto anche dalla presentazione del vicepresidente del Csm, Michele Vietti.

Guardia alta su terrorismo politico e mafia
Ebbene, prosegue Napolitano, “quelle riserve vanno accuratamente preservate, ravvivate, e messe in campo contro ogni nuova minaccia nella situazione attuale del Paese e del mondo che ci circonda. E’ infatti necessario tenere sempre alta la guardia sia contro il riattizzarsi di focolai di fanatismo politico e ideologico sia contro l’aggressione mafiosa”.

“No – ricorda il Presidente della Repubblica – alla violenza e alla rottura della legalità in qualsiasi forma: è un imperativo da non trascurare in nessun momento, in funzione della lotta che oggi si combatte, anche con importanti successi, soprattutto contro la criminalità organizzata, ma più in generale – rileva – in funzione di uno sviluppo economico, politico e civile degno delle tradizioni democratiche e del ruolo dell’Italia”.

Rinvio a giudizio per Bertolaso e altri 18 imputati

Roma, 5 mag. (TMNews) – La procura di Perugia ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per 19 imputati nell’ambito dell’inchiesta G8, quella sugli appalti per i cosiddetti “grandi eventi”, tra cui proprio il G8. Tra i 19 imputati ci sono l’ex capo della protezione civile, Guido Bertolaso, e l’allora presidente della commissione per i Lavori pubblici, Angelo Balducci. Tra le altre persone per le quali è stato chiesto il rinvio a giudizio, Mauro Della Giovampaola e Fabio De Santis, oltre ai costruttori Diego e Daniele Anemone.

Governo: Nove nuovi sottosegretari

Roma, 05-05-2011 Rainews.it

Sarebbero otto i nuovi sottosegretari nominati nel corso del Consiglio dei ministri su proposta del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel corso della riunione a Palazzo Chigi. A quanto si apprende da fonti governative Roberto Rosso andrebbe all’Agricoltura, Luca Bellotti al Welfare, Daniela Melchiorre allo Sviluppo Economico, Catia Polidori e Bruno Cesario all’Economia, Aurelio Misiti alle Infrastrutture, Riccardo Villari ai Beni Culturali e Antonio Gentile all’Ambiente, Giampiero Catone allo Sviluppo Economico.

Pd attacca: “Pagata cambiale”
“Spettacolo indecoroso, bastano numeri e nomi a confermare che questo governo si regge soltanto su cambiali pagate o da pagare. Otto-nove sottosegretari: Rosso, Melchiorre, Polidori, Cesario, Misiti, Villari, Gentile e Catone? Ci sono i Responsabili, che soltanto qualche giorno fa avevano dichiarato di ‘soprassedere’ in nome delle urgenze del Paese, già risolte?, ci sono i Liberali, gli ex Fli tornati al Pdl”. Così Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati PD, commenta l’ok al rimpastino da parte del Consiglio dei ministri con un’analisi della ‘zebratura’, la divisione secondo le quote di appartenenza, dei nuovi sottosegretari.

“Chiunque abbia dato – sottolinea – ha ricevuto un posto, ma non proprio tutti e quindi o si procederà a nuove nomine o cominceranno a mancare i voti in Aula. Una vergogna – sottolinea – perché questo governo non rappresenta l’Italia, uno schiaffo in faccia ai cittadini che lavorano e investono, ai ragazzi senza prospettiva, a chi fa della dignità e del merito il proprio stile di vita”.

Berlusconi, nuove nomine logiche dopo l’addio di Fli

“So che ci saranno tante ironie” sulla nomina dei nuovi sottosegretari, “ma non mi sembra siano fondate perche’ questi sottosegretari fanno parte di quella terza gamba che si e’ formata in sostituzione del Fli che si e’
portato al centro e praticamente all’opposizione di questo governo, liberando posti che ci e’ parso assolutamente logico assegnare”. Questo “consente al governo di operare in Parlamento con una maggioranza coesa e sicura e che ci permettera’ di realizzare quelle riforme” che non sono state possibili a causa dell’opposizione di Gianfranco Fini. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nel corso
di una conferenza stampa a palazzo Chigi.

Calearo nominato consigliere del premier per l’export
Anche Massimo Calearo Ciman entra nel pacchetto di nomine al governo deciso oggi dal Consiglio dei ministri. Il deputato, informa lui stesso in una nota, è stato nominato consigliere personale del presidente del Consiglio per il Commercio estero.

La conferma è arrivata ieri in tarda serata da una lettera del premier, seguita da un colloquio telefonico tra Silvio Berlusconi e il deputato vicentino. Il nuovo incarico, si legge ancora nella nota, “corrisponde alle intenzioni di Calearo, il quale aveva espresso perplessità circa un incarico ministeriale in quanto avrebbe comportato la necessita’ di abbandonare la presidenza della Calearo Group, la sua azienda di Isola Vicentina”.

“Il premier – ha commentato Calearo – mi ha affidato un ruolo tecnico al suo fianco che consentisse di mettere la mia esperienza di imprenditore al servizio del Paese e delle imprese, accogliendo la richiesta di non abbandonare la guida della mia azienda. Promozione e tutela giuridica del Made in Italy e internazionalizzazione sono stati i miei cavalli di battaglia da parlamentare e imprenditore. Il brand Italia – ha concluso – ha una grande attrattiva per l estero: la sfida è ottimizzarne a pieno le potenzialità”.

Via libera al Dl sviluppo
Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al decreto legge contenente “misure urgenti per lo sviluppo”. Lo riferiscono fonti governative.

 

OCSE: Aumenta disuguaglianza sociale. Italia tra i peggiori in Europa.