Bce alza i tassi all’1,25%

(ANSA) – ROMA, 7 APR – La Banca centrale europea ha deciso di alzare di un quarto di punto il tasso di riferimento principale in Eurolandia, portandolo all’1,25% dal minimo storico dell’1%.

E’ la prima stretta monetaria varata dal Consiglio direttivo da meta’ del 2008 ed era ampiamente prevista dal mercato.

La Bce ha aumentato anche il tasso marginale, dall’1,75% al 2% e ha fissato quello sui depositi allo 0,5%.

L’Aquila due anni dopo: il businnes dell’emergenza.

 

L’allarme dell’Autorità sui contratti pubblici: sulla ricostruzione ancora regime di urgenza, con appalti a ristretto numero di imprese. E i costi lievitano

Da Corriere della Sera.it 06.04.2011 

Una casa senza parete ancora oggi San Pio delle Camere (Ansa)
Una casa senza parete ancora oggi San Pio delle Camere (Ansa)

ROMA – A due anni esatti dal terremoto del 6 aprile 2009 la ricostruzione in Abruzzo rimane ancora un business legato all’emergenza, anche se le procedure straordinarie «non sono più giustificate» vista la «graduale ripresa delle attività» a L’Aquila e nelle altre città devastate dal sisma. Eppure, nonostante i timidi segnali di ripresa, il regime amministrativo resta un altro, quello in vigore subito dopo la violentissima scossa con il ricorso a più spicci affidamenti diretti, gare effettuate «in tempi ristretti», un ridotto numero di imprese che vengono chiamate «più volte», interventi che subiscono «rilevanti incrementi economici» e giustificati da progetti «scarsamente definiti».

 

L’ALLARME – A lanciare il preoccupato allarme, con un parere depositato in cancelleria il 4 marzo, (leggi il Documento) è l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, l’organo che controlla regolarità e trasparenza degli appalti. Lapidario, nelle sue conclusioni: in definitiva, le procedure in corso «non sono adeguate ad assicurare il rispetto dei principi di non discriminazione, parità di trattamento, trasparenza, economicità». Insomma: quello dell’emergenza resta ancora un bel business.

 

Edifici costruiti ex novo in località Cese di Preturo (Ansa)
Edifici costruiti ex novo in località Cese di Preturo (Ansa)

«INGIUSTIFICATE LE PROCEDURE D’EMERGENZA» – Nel deliberazione dell’Autorità non ci sono riferimenti alle indagini sulla «cricca» che alle 3 e 32 di quella tragica notte di due anni fa già rideva pensando ai lucrosi appalti sulla ricostruzione. E i giudizi sull’operato del Provveditorato alle Opere pubbliche del Lazio, Abruzzo e Sardegna che sta coordinando – in collaborazione con il presidente della Regione nominato commissario straordinario – la colossale ricostruzione hanno il timbro della cautela. Ma la conclusione del certosino approfondimento resta ugualmente severissima: «Con riferimento all’attualità, non appare giustificato – scrivono il presidente dell’Autorithy Giuseppe Brienza e il consigliere relatore Sergio Santoro – il protrarsi di procedure emergenziali in relazione al tempo ormai trascorso dall’evento sismico».

 

NON GARANTITI TRASPARENZA E IMPARZIALITA’ – A due anni esatti dall’onda sismica di 5,9 gradi Richter che sbriciolando l’Abruzzo ha provocato 309 morti, nella pianificazione della ricostruzione non sono ancora «stati introdotti i criteri di inviti alle gare», quelli necessari per «assicurare trasparenza, imparzialità e la più ampia partecipazione degli operatori idonei interessati». Le conseguenze del continuo ricorso all’emergenza sono evidenti nei numeri raccolti dall’indagine dell’Autorità che ha monitorato 155 contratti, tutti ad affidamento diretto o a gara informale (chiamando cioè le ditte, ndr). Costi che rispetto alle previsioni iniziali «hanno subito rilevati incrementi» – in genere raddoppiando – con «procedure adottate che lasciano ampi margini alle iniziative delle imprese affidatarie». E che soprattutto «non appaiono idonee ad assicurare la congruità economica degli interventi, spesso di importo considerevole».

 

Scritte sui muri dell'Aquila (Emblema)
Scritte sui muri dell’Aquila (Emblema)

GARE INDETTE IN «TEMPI STRETTISSIMI» – Tra i casi descritti ci sono i lavori di sistemazione della scuola media Dante Alighieri di L’Aquila che vedono agli iniziali 708 mila euro stanziati nel settembre 2009 un’aggiunta, arrivata nel maggio 2010, di un milione e 57 mila euro. Ancora: la sistemazione dell’ex istituto commerciale Rendina parte da un milione e 738 mila per trovare strada facendo l’addizione di un altro milione 299 mila euro. Raddoppiata anche la messa in sicurezza dell’Itis Margherita di Savoia, che da 324 mila euro sale ai definitivi 939 mila euro. Interventi per i quali, come nel caso della scuola della Guardia di Finanza di L’Aquila sottoposta a maquillage in vista del G8, sono stati previsti affidamenti diretti oppure gare informali – sistema questo in genere scelto nel dopo-sisma per i lavori nell’edilizia scolastica – «espletate in tempi strettissimi e con invito a tre imprese». Il tutto senza che il Provveditorato abbia «evidenziato criteri di individuazione degli operatori» e con imprese «affidatarie di più di un intervento» e «chiamate più volte» per ulteriori commesse.

 

 

La chiesa di Paganica oggi (Ansa)
La chiesa di Paganica oggi (Ansa)

OK IL PREZZO E’ CONGRUO – Non bastasse, «altri aspetti di criticità» emergono dall’esame dei lavori «spesso avviati sulla base di progetti scarsamente definiti (“brogliacci” di perizie, preliminari)». E’ successo nelle opere per il «ripristino della funzionalità della Questura di L’Aquila» e per la «messa in sicurezza della basilica di San Berardino». Come in altri casi, prima si elaborano progetti di massima, poi partono i lavori e successivamente si chiamano professionisti a stilare i progetti definitivi. Con il risultato che le verifiche del Provveditorato costituiscono «spesso una mera asseverazione di opere ormai realizzate», dando «ampi margini alle imprese affidatarie». Traduzione: se il prezzo è congruo, lo si scopre solo a lavori ultimati. Ma non prima.

 

UN MESE PER LA RISPOSTA – Per chiarire come mai in Abruzzo l’emergenza sia ancora in corso – nonostante appunto «non sia più giustificato il protrarsi delle procedure d’urgenza» – il Provveditorato ha un mese di tempo. Poi l’Autorità invierà le sue conclusioni al Parlamento.

Alessandro Fulloni
06 aprile 2011


Tragedia in mare, morti. Si rovescia un barcone, 300 a bordo, anche bimbi

ANSA.it  06.04.2011

Sarebbero state circa 300 le persone sulla barca che è affondata la notte scorsa nel canale di Sicilia. Lo riferisce l’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni), che ha un team presente a Lampedusa, sulla base delle testimonianze raccolte dai sopravvissuti giunti nell’isola. Tra le vittime del naufragio ci sarebbero anche donne e bambini. Finora sono stati avvistati una ventina di cadaveri e sono state tratte in salvo 48 persone. Nella zona del naufragio stanno operando mezzi aerei e navali della Capitaneria di Porto, che hanno lanciato in mare zattere e salvagente. “Sono passate ancora poche ore dal naufragio – ha spiegato un operatore della Guardia costiera – per considerare perse tutte le speranze”.

Le ricerche, coordinate dalla Centrale operativa della Capitaneria di Porto di Palermo, sono ostacolate dalle condizioni proibitive del mare, Forza 6, con raffiche di vento da Nord Oves che supera i 30 nodi. Le forze impegnate nei soccorsi fanno osservare che è difficile sopravvivere ad una prolungata permanenza in mare in queste condizioni senza l’ausilio di un salvagente o di qualcosa che galleggi.

Temiamo che molte persone possano essere morte“: così ha risposto all’ANSA una fonte contattata a Lampedusa, che sta seguendo le operazioni di soccorso.

DECINE CADAVERI IN MARE, ANCHE DI BAMBINI – Sono decine i cadaveri che l’equipaggio dell’elicottero della Guardia di finanza ha visto in mare, nell’area dove il barcone dei migranti e’ naufragato. Lo riferiscono al loro rientro i piloti che hanno volato dalle 10.30 alle 12.30 per fornire assistenza agli uomini della Capitaneria di porto che coordina i soccorsi. ”Abbiamo sperato di vedere qualcuno che alzasse il braccio – dicono – ma non e’ accaduto. Tra i cadaveri, difficili da quantificare, anche corpicini di bambini”. I cadaveri galleggiano a gruppi nello specchio d’acqua, dice l’equipaggio della Gdf, e questo consente di compararne le dimensioni: purtroppo ci sono anche bambini. L’elicottero e’ tornato alla base per rifornirsi e si alzera’ di nuovo in volo.

TESTIMONI, DONNE E BAMBINI TRA VITTIME
 – Ci sarebbero molte donne e bambini tra le vittime del naufragio. E’ quanto si apprende dalle prime testimonianze riferite agli operatori umanitari dai sopravvissuti giunti in porto a Lampedusa. Ma dalla Capitaneria di porto spiegano che le notizie sono ancora molto frammentarie ed è ancora presto per confermare questo dato.

Cinque extracomunitari, tra i sopravvissuti al naufragio nel Canale di Sicilia, sono ricoverati nel poliambulatorio di Lampedusa. Il cardiologo che li ha appena visitati ha riscontrato ipotermia ma complessivamente li ha trovati in discrete condizioni di salute. Tra le persone ricoverate c’é anche una donna all’ottavo mese di gravidanza. Le sue condizioni non sono preoccupanti e anche il bambino, secondo quanto dicono i sanitari, sta bene.

TRAGEDIA AVVENUTA IN ACQUE MALTESI – Il naufragio del barcone è avvenuto in acque Sar (le operazioni di ricerche e soccorso ndr) di competenza maltese, a 39 miglia da Lampedusa. Sono state proprio le autorità della Valletta a segnalare il barcone in difficoltà alla centrale operativa delle Capitanerie di Porto di Roma, dopo avere ricevuto un Sos lanciato dal barcone attraverso un telefono satellitare. La Marina Militare maltese ha aggiunto di non essere in grado di intervenire.

Il barcone sarebbe partito quasi certamente dalla Libia. Alla Capitaneria di porto di Lampedusa questa ipotesi viene data “al 90 per cento”, anche sulla base della posizione in cui è avvenuta la tragedia, il tratto di mare tra Malta e Lampedusa. Si tratta di una rotta battuta dalle imbarcazioni provenienti dalle coste libiche rispetto a quella più a ovest seguita dai barconi partiti dalle coste tunisine.

Mediatrade. Rinvio a giudizio per Berlusconi che sarebbe stato, secondo il PM, socio occulto di Frank Agrama.

MILANO, 4 aprile (Reuters) – I pm Fabio de Pasquale e Sergio Spadaro hanno ribadito la loro richiesta di rinvio a giudizio per Silvio Berlusconi e gli altri 11 imputati — tra cui il figlio del premier, Piersilvio, vicepresidente di Mediaset e il presidente Fedele Confalonieri — al termine del loro intervento durante l’udienza preliminare per il caso Mediatrade. Lo hanno riferito oggi fonti giudiziarie e legali.

Il premier è imputato per frode fiscale e concorso in appropriazione indebita.

I pm hanno detto che Berlusconi è stato il socio occulto dell’imprenditore Frank Agrama, anche durante il suo mandato da presidente del Consiglio, allo scopo di sottrarre denaro a Fininvest e poi a Mediaset per nasconderlo all’estero ai danni di azionisti, fisco americano e italiano.

Nel loro intervento inoltre i pm hanno sostenuto che gli imputati hanno usato anche il denaro di Publitalia per pagare diritti tv gonfiati.

“La frode fiscale è durata fino al 2005 – ha detto il pm De pasquale durante l’udienza a porte chiuse, secondo quanto riferito da fonti legali – Per quanto possa saperne io, può essere che possa durare ancora”.

Secondo le fonti legali, il pubblico ministero ha anche lamentato di aver incontrato ostacoli come la legge ex Cirielli che ha impedito l’accorpamento del processo Mediaset (in corso presso il Tribunale) al procedimento Mediatrade, ora in udienza preliminare, e come il fatto di non aver ricevuto ancora ricevuto risposte dalle rogatorie internazionali avviate a Hong Kong, in Irlanda e negli Stati Uniti.