Maroni si rivolga ai suoi amici per abbassare i toni.

Berlusconi.jpgSe anche il ministro Maroni ha perso la bussola , vuol dire che il governo è alla frutta, anzi al limoncello. L’esponente leghista va in tutti i telegiornali a predicare l’abbassamento dei toni nella polemica politica. Intanto il suo capo Bossi afferma che i romani sono tutti porci. Berlusconi nel lasso di pochi minuti ha offeso i magistrati (associazione a delinquere), ha insultato l’onorevole Rosy Bindi  e il Padreterno. Al Senato quel galantuomo di Ciarrapico si è dilettato in vergognose affermazioni antisemite. Un onorevole, di cui non voglio neanche pronunciare il nome, per minacciare il presidente della Camera ha affermato di recente. ” adotteremo il metodo Boffo”. Che compagnia!

Allora, Maroni, non ci prenda per i fondelli. Faccia una telefonata ai suoi amici.

Il mentitore di Arcore.

Belusconi, dopo aver sparso fango sugli avversari e sulle Istituzioni  e dopo aver manganellato attraverso il giornale di famiglia, si è lamentato nei Tg amici per il clima di odio che si respira nel Paese. Ha sempre fatto così e sempre lo farà fin quando i Tg saranno zerbini sotto ai suoi piedi. Ormai non possiamo paragonarci neanche alla repubblica delle banane perché non è sicuro che lì sarebbero permesse queste nefandezze.

Il Governo difende Gheddafi e non gli italiani mitragliati

gheddafi berlusconi.jpgI ministri del Governo Berlusconi si schierano nettamente a favore di Gheddafi e contro i pescatori italiani mitragliati. Maroni afferma che si è tratto di un semplice incidente poiché i pescatori sono stati scambiati per clandestini. Quindi, secondo il ministro leghista è del tutto normale che si possa sparare a vista sulle barche dei clandestini. Frattini, a sua volta, ha dichiarato che l’equipaggio era intento a pescare abusivamente. Premesso che le sue affermazioni sono state subito smentite dall’equipaggio, anche per il ministro degli esteri è normale sparare su chi pesca dove non potrebbe farlo. La vicenda dimostra che questo governo antepone i rapporti con il dittatore libico alla tutela della vita degli italiani.

Questi accadimenti vanno denunciati in tutto il mondo in quanto incompatibili con il diritto alla vita di tutti gli essere umani. Diritto che viene messo in discussione per becere convenienze politiche e in nome degli affari da realizzare.

luna

Il Bel Paese sprofonda nel ridicolo

gheddafi berlusconi.jpgMai la credibilità del nostro Paese era caduta così in basso. Gli spari della motovedetta libica, regalata dal governo italiano, contro il peschereccio italiano ci regalano una sceneggiata tragica con venature di comico e grottesco. Per trovare cose simili, bisogna spulciare tra i film di Totò. A pochi giorni dalle comiche della vista di Gheddafi, l’avvenimento si presenta ancora più beffardo e ci fa sprofondare nel ridicolo più profondo. Ancor più grave è la reazione dei nostri ministri che si arrampicano sui vetri per minimizzare l’accaduto scusando gli autori del tentativo di omicidio dei nostri pescatori. In realtà loro stessi dovrebbero scusarsi con gli italiani che li hanno eletti affidando il Paese a gente non adatta al ruolo.

luna

 

Berlusconi incompatibile con un Paese civile. Meglio andare al voto.

 

Berlusconi.jpgNelle ultime settimane aveva parlato poco, preferendo affidarsi ai manganellatori mediatici dei giornali amici. E allora, in questi giorni di fine impero, ha scelto di affidarsi alla platea internazionale per vomitare accuse vergognose contro i suoi avversari interni. Gli insulti in Russia di Berlusconi contro i magistrati italiani (colpevoli, secondo il premier, di inventarsi le accuse) e contro il presidente della Camera dimostrano chiaramente che il personaggio nuoce gravemente al Paese. Secondo il presidente del consiglio noi dovremmo prendere lezioni di democrazia dalla Russia il cui leader Putin rappresenterebbe un dono del signore (dopo l’unto del signore, alias berlusca). Basterebbe tutto questo per far rivoltare tutte le coscienze, ma purtroppo gli italiani sono abituati a trangugiare tutto. Quanto successo dovrebbe spingere i Politici con la P maiuscola a mettere da parte giochini e alchimie e andare al voto per evitare altri danni irreversibili da parte di un personaggio sempre più vicino al modello Gheddafi o Putin. Se questi sono i suoi referenti, come ormai sembra, bisogna spiegarlo alla gente, prima che sia troppo tardi.     lu.na.

 

Fini parla di Politica. Panico tra i berluscones.

gianfranco-fini_280xFree.jpgDopo il discorso di Fini, il Pdl è entrato in fibrillazione. Panico tra i Minzolini, i Verdini, i Cosentini (quelli di Napoli), i Capezzoni e tutta l’allegro Partito dell’Amore. Sono spaventati perché hanno ascoltato per un’ora e mezza un signore parlare seriamente di politica. Il fatto è che loro non erano e non sono abituati a questi discorsi nei quali non figura l’incenso per il grande capo. Alla fine, tra l’altro, hanno cantato l’Inno d’Italia e non il più famoso “Meno male che Silvio c’è”.

Addirittura, secondo il Cofondatore, in Italia ci sarebbero i disoccupati, i precari e altre menzogne del genere. Tutte falsità per screditare il Paese dell’Amore cantato da Apicella. Quasi come Saviano che si ostina ad affermare che in Italia c’è la mafia.

E tutto questo dopo che il mondo civile ci ha reso omaggio per il rigore, la compostezza e la serietà evidenziata durante la visita del leader libico Gheddafi.

Stasera ad Arcore è prevista la riunione dello stato maggiore (della maggioranza) durante la quale parleranno in tre (Berlusconi, Berlusconi e Berlusconi). In un bar a pochi passi si vedranno Bondi, La Russa e Verdini.

luna

 

Brancher e le storie di ordinaria follia

Storie di ordinaria follia: andando indietro con la memoria, non si riesce a individuare nel passato vicino e lontano un caso “modello Brancher”. Un ministro “Non al federalismo”, come qualcuno l’ha definito, costretto a dimettersi due settimane dopo la nomina. La vicenda va oltre la dimensione e la caratteristica del personaggio e investe l’intera compagine governativa. Dalla nomina, alla cerimonia del giuramento, con testimone la strana coppia Tremonti Calderoli, al balletto delle deleghe mai note, allo scivolone del legittimo impedimento e al ritorno al punto di partenza. E’ probabile che qualche politico abbia sopravvalutato se stesso in una sorta di percepita impunità tale da poter sfidare l’opinione pubblica o il comune senso del pudore. E’ andata male non solo per il diretto interessato, sballottato per quindici gironi come un pedalò in mezzo all’oceano. Ne esce con le ossa rotte la classe politica dominante costretta a una misera ritirata, con caduta rovinosa della credibilità residua. Lo stress per l’accavallarsi delle leggi da portare a casa tipo lodo Alfano, legittimo impedimento, intercettazioni ha mandato in tilt lo stato maggiore del governo.

Dell’Utri: Mangano è un eroe.

Il senatore della repubblica Marcello Dell’Utri, dopo la sentenza che lo ha condannato a 7 anni di carcere (che molto probabilmente non farà), ha avuto modo di esprimere ammirazione per Mangano, il famoso stalliere, affermando: Mangano è un eroe. Questioni di punti di vista. Ognuno si sceglie i suoi modelli di vita. Per uno dei fondatori di forza Italia, il modello è il pluripregiudicato per fatti di mafia Mangano. Gli italiani, fortunatamete, preferiscono avere come riferimento Falcone e Borsellino che hanno dato la vita per  il Paese e per combattere la malapianta della Mafia, alla quale Dell’Utri ha fornito “solo un appoggio esterno”.

Leggiamo , in proposito il commento di un altro senatore della Repubblica, Umbero Bossi:

BOSSI, NON DIMOSTRATO CHE E’ MAFIOSO – ”Un conto e’ provare che uno e’ mafioso; l’appoggio esterno non dimostra niente; non dimostra che uno e’ mafioso”. Cosi’ il ministro Umberto Bossi ha commentato la sentenza di condanna di Marcello Dell’Utri.
Una teoria molto discutibile. Ma questo è lo stato della politica italiana.
Chi era Mangano: Da Wikipedia:

“Il nome di Mangano viene citato per la prima volta dal Procuratore della Repubblica Paolo Borsellino in una intervista rilasciata il 19 maggio 1992[9] (due mesi prima di essere ucciso nell’attentato di via d’Amelio), riguardante i rapporti tra mafia, affari e politica. Borsellino affermò che Mangano era “uno di quei personaggi che ecco erano i ponti, le teste di ponte dell’organizzazione mafiosa nel Nord Italia”.[10] [11] Il 19 luglio 2000 Mangano fu condannato in via non definitiva all’ergastolo per il duplice omicidio di Giuseppe Pecoraro e Giovambattista Romano, quest’ultimo vittima della “lupara bianca” nel gennaio del 1995. Di questo secondo omicidio Mangano sarebbe stato l’esecutore materiale”

Perché Brancher si deve dimettere

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Un ministro alle “Varie eventuali” non serve al nostro Paese. Ormai, scoperto il giochino della nomina per evitare il processo, è caduta anche l’unica motivazione inventata per aggiungere un’altra poltrona alla casta ministeriale italiana. L’articolo di Ferruccio de Bortoli sul corriere della sera di oggi, fa cadere in maniera impietosa il velo su questa triste commedia nella quale emergono fatti sconcertanti. La scena del giuramento di Brancher avvenuto alla presenza dei suoi amici Tremonti e Calderoli in un’atmosfera gaudente è semplicemente insopportabile. Questo alla luce del curriculum (politico e non) del neo ministro e delle udienze processuali che lo attendono.
Brancher deve andare a casa e se non lo fa da solo, lo devono convincere coloro che oggi comandano nel centrodestra e nella lega. A proposito del movimento padano pare sempre più opportuna una forte autocritica da parte della dirigenza del movimento oggi perfettamente integrata nella “Roma ladrona” da loro inventata. Altro che Lippi e i calciatori, sono altri a procurare la caduta precipitosa della credibilità del nostro Paese a livello internazionale. Più che una vicenda politica sembra una delle gag dei Soliti (ig)Noti.
Brancher, si dimetta e ci lasci pensare alla crisi, ai giovani senza lavoro e alle persone per bene che meritano tutta la vicinanza da parte delle Istituzioni.