Bersani: da ricovero il Monti-bis

ansa.it

E’ scontro tra Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. “Casini morirà di tattica. Io spero che metta la barra dritta a un certo punto e decida dove andare”, afferma il segretario Pd, criticando la mancanza di chiarezza della linea politica del leader Udc. “Noi non siamo stati sudditi di Berlusconi, non lo saremo di Bersani. Siamo abituati a stare a schiena dritta, non chiniamo la schiena”, replica piccato il leader Udc. “Lui ci accusa di tatticismo io capisco che sia nella foga della campagna elettorale ma il Pd deve abituarsi a parlare con rispetto”, aggiunge. Controreplica Bersani: “Per l’amor di Dio, lo dicevo scherzando ma certo arriva un momento in cui bisogna decidere e ora nel passaggio sulla legge elettorale bisogna decidere. Voglio credere che alla fine Casini decida non per il meglio del Pd ma del Paese. Nessuno è suddito di nessuno ma siamo tutti gli italiani e dobbiamo avere a cuore il Paese”. “Chi pensa che con questa riforma elettorale si arrivi al Monti-bis è da ricovero. Ci sarebbe la palude e l’ingovernabilità. Lo tsunami, non per il Pd, ma per l’Italia”. Bersani stronca così l’ipotesi di riforma della legge elettorale, a un incontro promosso da Left. “Se non si garantisce la governabilità, noi ci metteremo di traverso. Dietro questa riforma c’é una logica furba del ‘muoia Sansone con tutti i filistei’, ma io sono fiducioso che si possa migliorare”. Il leader del Partito democratico annuncia le barricate del suo partito se la riforma elettorale in discussione non prevederà un premio al primo partito. “Non penseranno mica che mi metto a fare un governo con Berlusconi e Fini? – sbotta il segretario del Pd – Al di là di quanto sia alta la soglia il punto è se si vuole consentire a chi arriva primo di avere un ragionevole premio che non può essere sotto il 10%”. Bersani sostiene la necessità di un premio che certo “non garantisce la maggioranza assoluta ma indica l’azionista di riferimento in grado di dire chi governa”. “Bersani dice che pensare ad un Monti-Bis è da ricovero? Allora anche io sono da ricovero e con me molti del Pd che pensano ad un Monti-Bis”, ribatte Casini, intervenendo a un’iniziativa a Roma. “Non si può tornare alle cattive abitudini del passato – aggiunge – inviterei Bersani ad essere un po’ più cauto perché vicino a lui ci sono molti che sono da ricovero. Facciamo le persone serie”. “Bisogna mettere le carte in tavola con serietà sulla legge elettorale. Questa mattina ho letto che Grillo e Bersani contestano questa riforma”, osserva il leader dell’Udc. “Lo dicano chiaramente se vogliono tenere il Porcellum non devono avere paura di dirlo. Lo dicano in Parlamento e mi spieghino che è giusto che chi ha il 30% prenda il 55% dei seggi. Io ritengo che mettere una soglia, come peraltro ha richiesto la Corte Costituzionale, sia il minimo che si possa fare, perché un conto è premio del 7/8% un conto è il 25%. Quando Berlusconi e Prodi hanno vinto ed hanno raggiunto quasi il 50%, hanno preso il 6/7% di premio. Oggi questo non è più possibile per nessuno. Bisogna avere serietà – conclude Casini – le sceneggiate lasciano il tempo che trovano e dimostrano solo che c’é un tasso di strumentalità preoccupante: il Pd è una forza seria, si comporti da forza seria”. ”Non sto affatto chiedendo, come dice Casini, che con il 30% ai il 55%. Questo e’ il Porcellum che hanno fatto loro. Non sto chiedendo una maggioranza assoluta a sbafo se non si mette un premio del 10% il rischio di frammentazione in Parlamento e’ altissimo e questo porta non al Monti bis ma alla palude”. Bersani, a margine di una manifestazione del Psi, prosegue il confronto a distanza e ribadisce le ragioni della sua opposizione alla riforma elettorale. “Il tatticismo estenuante di Casini è ormai un vero genere letterario nella storia politica italiana. Penso che il fatto che egli sia tornato in quella compagnia di giro Pdl-Lega-Udc che costruì il porcellum e addirittura sia tornato lì per perfezionare il delitto mi pare veramente significativo”. Così Nichi Vendola, oggi a Prato. “Siamo in una condizione scandalosa. L’idea che si debbano modificare le regole del gioco per truccare la partita è insopportabile”, aggiunge Vendola. “Il sistema elettorale non può essere l’abito di arlecchino portato nella sartoria delle proprie convenienze di parte”. “La legge elettorale serve per dare un governo e non per fotografare un paese. Se l’Italia avesse votato un sistema di tipo francese sarebbe più forte della Germania”. Così Romano Prodi risponde a chi gli chiede un commento sul dibattito in corso sulla legge elettorale.

Lazio. Pdl rischia la tempesta perfetta.

Il caso Lazio rischia di risucchiare il partito in una voragine

AMEDEO LAMATTINA     
la stampa.it
ROMA

Ora Berlusconi dovrà essere capace di uscire dal bunker dove si è rifugiato, tirare fuori il Pdl da quella che il direttore di Libero Belpietro ha definito la “palude della libertà” . Il caso Lazio rischia di risucchiare il partito in una voragine. E non è soltanto una questione di “rubagalline” come qualche giorno fa aveva detto il segretario Alfano, ma di un sistema di selezione delle candidature e di un meccanismo di voto regionale (le preferenze) che ha dato il peggio di sè. E’ la mancanza di una leadership che latita in attesa di vedere quale sarà la legge elettorale e delle contorsioni masochistiche delle primarie Pd. Ecco, le preferenze, quelle che il Pdl chiede per la riforma elettorale e che a gran voce chiedono La Russa, Gasparri e Meloni per consentire a chi ha più filo da tessere di farsi eleggere senza essere scelti e nominati dai vertici del partito, magari in una lotta fratricida tra ex An ed ex Forza Italia. Su questo ieri sera nel bunker di Palazzo Grazioli gli ex An hanno chiesto garanzie al Cavaliere: non faccia scherzi, non baratti i collegi per un premio di maggioranza piccolo al primo partito che sulla carta dei sondaggi rimane il Pd.

L’ex premier ha dato rassicurazioni ma verba volant… E ora, con quello che succede nel Lazio, sarà più difficile mantenere la promesse, sarà più difficile la convivenza tra una parte degli ex An e i forzisti della prima ora. La tensione è alle stelle nel Pdl, la possibilità di una scissione definita “virtuosa” dalla Santanché ( “aumenteremmo tutti i voti con liste diverse ma federate”) se si dovesse andare al voto con il proporzionale. Le parole dell’ex ministro Frattini fanno capire molto: “la fusione fredda non è riuscita, ci sono visioni diverse”. Ieri sera La Russa e Gasparri, uscendo dal bunker, hanno voluto dare l’impressione che le cose si siano messe sui binari giusti perchè Berlusconi avrebbe aperto una riflessione sul tema: vogliamo vincere o solo pareggiare? Si staglia all’orizzonte la voglia del Cavaliere di cercare almeno un pareggio o un quasi pareggio complice un nuovo sistema proporzionale, per dar vita poi alla Grande coalizione e Monti ancora a Palazzo Chigi. Cosa che una buona parte del Pdl non vuole. Ma il problema oggi è cosa sopravviverà del partito se la macchia di fango del Lazio, per il momento limitata a Fiorito, diventerà un lago melmoso con dentro altri consiglieri targati Pdl e magari pure Lista Polverini, nonché la stessa presidente.

Berlusconi è ben consapevole del rischio enorme che sta correndo, dell’effetto domino che le dimissioni della Polverini potrà avere. “Qui – ha detto ai suoi ospiti nel bunker – voi ponete dei problemi che capisco ma vi rendete conto che ci stiamo fracassando la testa contro un muro? Dobbiamo rimanere uniti”. Alle regionali siciliane quel che resta del centrodestra sembra arrancare: se Musumeci dovesse perdere e la Polverini buttare la spugna, sarebbe una tempesta perfetta, che risucchierebbe anche il Comune di Roma dove Alemanno si è ricandidato senza il sostegno di mezzo partito.

 

 

Bergamo: Il G.P. di Formula 1 sul Sentierone

In vista delle prossime elezioni amministrative sono partite proposte dei Sogni per la Città o per la Città dei Sogni.

E allora avanti con i fuochi d’artificio con proposte affascinanti a prescindere dalle possibili fattibilità. Recupero caserme, rilancio cultura con singoli interventi che richiederebbero per ognuno l’impegno di tutti i soldi previsti  per un Piano Annuale di Opere pubbliche.

Cosi accade che, mentre Tentorio vende gli edifici storici di Città Alta per racimolare quattrini, c’è chi prevede di investire  varie decine di milioni per recuperare caserme dismesse.

Mi dicono che un altro personaggio importante  ha in mente di lanciare la proposta elettorale di far  disputare uno dei Gran Premi di Formual 1 sul Sentierone. E questo chi lo batte?

Ripartiamo da Falcone e Borsellino.

Falcone e Borsellino.jpgVenti anni fa caddero due pilastri delle Istituzioni italiane sotto i colpi feroci della mafia. La morte di Falcone e Borsellino gettò nello sgomento il Paese e perfino un uomo di grande coraggio come il giudice Antonino  Caponnetto esclamò: è finita. Il riferimento andava alla lotta alla criminalità mafiosa. Ma anche stavolta venne fuori l’energia giusta per reagire. Lo stesso Caponnetto cominciò a girare in lungo e in largo l’Italia portando speranza e voglia di non mollare. Ho avuto il piacere e l’onore di organizzare nel 1994 con altri amici un incontro con questo guerriero dell’antimafia dal fisico esile ma dotato di una volontà di ferro. A Redona, poco prima, c’era stata un’assemblea affollatissima di giovani per ascoltare padre Pintacuda che ripeteva: “i cittadini devono vigilare”.  S’innescò automaticamente un effetto a catena in tutte le città e nelle piccole comunità e venne fuori quella Primavera nata sulle ceneri grigie degli attentati ai due eroi caduti.

Sono passati venti anni, sono state conseguite diverse vittorie nella lotta al potere occulto mafioso, anche se in questi giorni vengono fuori scorie velenose che sarà bene chiarire.

Eppure non è piacevole notare che si respirava un clima migliore allora: i giovani si riavvicinavano alla politica, assemblee affollate, voglia di partecipazione, sindacati mobilitati. Tutti “a vigilare” il fortino delle Istituzioni democratiche.

Siamo cambiati. Si sono ribaltate le priorità, prima l’interesse individuale e poi, non sempre, quello collettivo. I partiti e le forze organizzate hanno avuto le loro colpe permettendo la dispersione di tutte le energie positive accumulate nei primi anni novanta. Il Parlamento, l’organo massimo di rappresentanza, è frequentato da soggetti coinvolti in associazioni di stampo mafioso. Addirittura è negata ai giudici la possibilità di indagare su di loro.

Il decoro morale delle istituzioni non figura nell’agenda politica, il rinnovamento che s’invoca consiste in una spinta ai vecchi solo per occupare il loro posto.

La proposta di Grillo è un vaffa a tutti e lo stesso rottamatore di Firenze si guarda bene dall’accennare a questi temi per un motivo semplice: non ha “i fondamentali”.  Questo giovanotto è molto distante dai ragazzi che affollavano le sale per ascoltare Caponnetto e Padre Pintacuda.

Qualcosa si sta muovendo, come il movimento delle donne, che ha portato quell’aria nuova che è servita per eleggere i nuovi sindaci di Napoli, Milano, Cagliari e altri.

I partiti devono assecondare questi tentativi, devono aprirsi e non chiudersi per difendere privilegi o schemi obsoleti. Venti anni fa nessuno avrebbe mai potuto prevedere che nel 2012 la storia politica italiana si sarebbe occupata di trote, di rapine ai finanziamenti dei partiti. Allora proviamo a ripartire da quello spirito. I giovani recuperino quelle energie positive per partecipare attivamente alla gestione della cosa pubblica. Ripartiamo da Falcone e Borsellino.

l.n.

 

Evasori e tartassati.

evasori,tartassatiUn film già visto e rivisto. Da trenta anni si replica dai tempi della Tv in bianco e nero. Ormai conosciamo alla perfezione il copione, la sceneggiatura, gli attori e il luogo.

Ricordo quando si scoprì, eravamo negli anni ottanta, che i camerieri dichiaravano al fisco più dei padroni dei ristoranti. Ci si chiedeva allora: perché mai sobbarcarsi alla faticosa gestione di un’impresa considerato che alla fine il dipendente guadagna di più?

E’ semplicemente ridicolo che i giornali e le televisioni tirino fuori l’argomento come uno scoop.

Si tratta, al contrario di uno scandalo vecchio e stagionato creato dalla riforma fiscale degli anni settanta che ha previsto la divisione degli italiani in due gruppi ben distinti: a) i lavoratori dipendenti e i pensionati che pagano le tasse prima di prendere l’emolumento; b) gli Altri che possono dichiarare quanto vogliono.

La categoria b), (imprenditori, professionisti, commercianti ecc) si sono tenuti bassi nelle dichiarazioni consapevoli che le possibilità di controlli severi sarebbero state basse.

Il 6 giugno del 1988 ho condotto una ricerca per conto della CISL di Bergamo dalla quale emergeva questa considerazione: “Le distorsioni del carico tributario hanno creato due gruppi distinti: gli evasori e i tartassati” e ancora: “ l’incapacità a dare una risposta concreta all’evasione fiscale ha portato a inaudite distorsioni. Infatti, per mantenere inalterata la pressione fiscale media, si è aumentata la pressione fiscale solo sui lavoratori dipendenti. L’Irpef è diventata una tassa speciale sul lavoro dipendente erodendo, di fattoi, i contenuti reali della busta paga e il potere d’acquisto dei lavoratori”.

All’epoca dai lavoratori e dai pensionati arrivava circa l’ottantacinque per cento del totale delle imposte totali . Eravamo nel 1988.

luigi nappo

 

Guardare copia dell’articolo de L’Eco di Bergamo del 7 giugno 1988.

I dipendenti dichiarano più degli imprenditori

Ansa.it  – Il 49% dei contribuenti italiani ha un reddito complessivo lordo annuo che non supera i 15.000 euro l’anno. Un terzo invece non supera i 10.000 euro. E’ quanto risulta dalle ultime dichiarazioni Irpef, presentate nel 2011, rese note dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia.

REDDITO MEDIO E’ PARI A 19.250 EURO, +1,2% – Il reddito medio degli italiani è pari a 19.250 euro. E’ quanto risulta dalle ultime dichiarazioni dei redditi Irpef (dichiarazioni 2011 su anno di imposta 2010). In un anno il reddito è cresciuto dell’1,2%. Lo comunica il Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia.

IN LOMBARDIA CON REDDITO PIU’ ALTO, CALABRA PIU’ BASSO – La regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (22.710 euro), seguita dal Lazio (21.720 euro), mentre la Calabria ha il reddito medio più basso con 13.970 euro. E’ quanto risulta dalle ultime dichiarazioni dei redditi diffuse dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia.

SOLO 1 ITALIANO SU 100 DICHIARA PIU’100.000 EURO – Solo l’1% dei contribuenti italiani dichiara redditi superiori ai 100.000 euro: è quanto risulta dalle ultime dichiarazioni dei redditi diffuse dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia. I contribuenti con redditi dichiarati superiori ai 300.000 euro sono invece 30.590, lo 0,07% del totale.

10,7 MLN CONTRIBUENTI NON PAGANO IRPEF – Circa 10,7 milioni di contribuenti “hanno imposta netta pari a zero”, in pratica non pagano l’Irpef. E’ quanto risulta dall’elaborazione delle ultime dichiarazione di redditi. Si tratta di contribuenti a basso reddito compresi nelle soglie di esenzione o la cui cui imposta lorda si azzera con le numerose detrazioni del Fisco.

LAVORATORI BATTONO IMPRENDITORI, DICHIARANO DI PIU’ – I lavoratori dipendenti battono gli imprenditori: se i primi dichiarano infatti un reddito medio di 19.810 euro, i loro datori di lavoro, gli imprenditori, hanno invece un reddito medio di 18.170 euro. E’ quanto risulta dalle ultime dichiarazioni dei redditi diffuse dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia. Il dato degli imprenditori tra l’altro è calcolato “con riferimento ai soli contribuenti che non dichiarano perdite”, si legge nel dossier.

IRPEF MEDIA A 4.840 EURO, +120 EURO IN UN ANNO – L’imposta netta Irpef sui redditi del 2010 ha un valore medio di medio di 4.840 euro e segna un aumento del 2,5% (+120 euro) rispetto ai 4.720 euro del 2009. E’ quanto emerge dalle dichiarazioni fiscali del 2011 rese note dal dipartimento delle Entrate. L’imposta “positiva” è dichiarata da circa 30,9 milioni di soggetti, il 74 per cento del totale contribuenti.

ADDIZIONALI LOCALI PESANO 400 EURO A CONTRIBUENTE – L’addizionale regionale Irpef ammonta complessivamente a 8,6 miliardi di euro (+3,7% rispetto al 2009) con un importo medio per contribuente pari a 280 euro, mentre quella comunale ammonta a circa 3 mld (+0,4%) con un importo medio pari a 120 euro. L’addizionale regionale media più alta si registra nel Lazio (440 euro), seguito dalla Campania (360 euro), mentre l’addizionale regionale più bassa si registra in Puglia e Basilicata (180 euro). E’ quanto risulta dai dati delle dichiarazioni diffuse dal ministero dell’Economia.

AUMENTANO BADANTI, IN UN ANNO SPESA FAMIGLIE +21,8% – In un anno sono aumentati i contribuenti italiani (+18.000 circa) che hanno dichiarato di aver sostenuto spese per addetti all’assistenza personale (badanti), con un incremento del 21,8% dell’ammontare totale di tali spese. E’ quanto risulta dalle ultime dichiarazioni dei redditi (2011 su anno di imposta 2010) diffuse oggi dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia.

 

La lotta alla corruzione la vera priorità per il Paese.

Licenziare i lavoratori era troppo difficle e, quindi, bisognava provvedere. Il disegno di legge che consente di mandare a casa un dipendente per motivi economici, non si tocca. Nessuna possibilità di reintegro, basta una paghetta per qualche mese e niente piagnistei.

Secondo gran parte della partitocrazia il destino dell’Italia dipende in buona parte da questa riforma visto che si sta rischiando la spaccatura delle forze sociali e del Paese.

Addirittura Angelino Alfano minaccia tuoni e fulmini in caso di eventuali emendamenti tesi ad alleggerire la portata di questa proposta governativa. Egli ritiene la questione d’importanza vitale per l’economia e le imprese.

In realtà le cose non stanno esattamente così: perfino il nuovo presidente della Confindustria ha riconosciuto che non è l’articolo 18 il problema delle imprese, ma l’eccessiva burocrazia e la lentezza di tutti i procedimenti pubblici.

Ad Angelino ricordiamo che esiste un altro problemino che pesa come un macigno sull’economia e sulla capacità di sviluppo del nostro Paese e si chiama Corruzione un sistema da sessanta miliardi di euro, il triplo di una manovra finanziaria.

Le tipologie dei fenomeni corruttivi sono varie ma hanno un denominatore comune: falsano il mercato azzerando i principi della libera concorrenza. Si ammazzano le imprese che si comportano correttamente nelle gare di appalto a vantaggio delle tresche e delle cricche. Ormai il campionario è vasto ed è visibile su tutta la lunghezza del nostro stivale.

La sedicente virtuosa Regione Lombardia è ormai in una spirale d’ipotesi di reati tra i più brutti: quelli di tipo ambientale che mettono in pericolo la salute pubblica. Lo stesso avviene in altre regioni alcune delle quali già segnate in passato da queste tristi vicende.

Allora Angelino dovrebbe spiegare agli italiani perché di questi argomenti il Governo non si dovrebbe interessare. Come mai egli non ritiene prioritaria la lotta alla corruzione per il nostro sistema economico e per il decoro del nostro Paese.

E’ triste assistere a questa commedia degli inganni. Quelli che ci hanno portato sull’orlo del burrone, ora sono sul piedistallo a urlare contro i sindacati e gli operai colpevoli, a loro dire, di boccare lo sviluppo.

E ancora più triste notare che anche nella stessa sinistra si mostrano incertezze nella difesa della debole posizione del dipendente nel rapporto di lavoro.

Ed è inammissibile che la priorità del nostro Paese in questo momento sia la rottamazione dell’art 18 e non la messa a punto di un procedimento di bonifica della gestione della cosa pubblica.

In realtà la vera priorità dovrebbe essere la lotta alla corruzione. Da qui si dovrebbe partire per dare ossigeno e dignità all’Italia.

 

 

 

 

 

Ringraziamo il Professore e andiamo a votare.

Mario Monti ha salvato il Paese che era sull’orlo del precipizio dove l’aveva cacciato il malgoverno di Berlusconi e della sua squadra. I conti non sono tutti a posto, ma si è ridotta la distanza dai Paesi più virtuosi. L’Italia non è ridotta più a macchietta ridicola e si è riappropriata di un minimo di credibilità che era stata registrata in forte caduta fino allo scorso mese di novembre.

Detto questo e dato a Monti quello che è di Monti, occorre una breve riflessione: Questi risultati importanti sono stati ottenuti grazie al sacrificio dei cittadini non benestanti e delle famiglie più deboli. Per capirci meglio il risanamento è stato pagato dai pensionati e dai lavoratori in maniera inversamente proporzionata alle ricchezze possedute.

Ricordiamo che è stata quasi azzerata l’indicizzazione delle pensioni erogate e prorogato il collocamento in pensione dei lavoratori in attività con sacrifici ragguardevoli. Poi sono arrivate le batoste con la reintroduzione dell’ICI o IMU sulla prima casa. Dalle pensioni di marzo si assaggeranno le prime conseguenze delle nuove addizionali regionali e comunali, arretrati compresi.

Dopo un primo tempo di tranquillità dettato dalla necessità di queste scelte per salvare il Paese, è sopravvenuta una rabbia per lo spettacolo offerto dalla “Varie Caste” diffuse nel Paese.

Mentre le famiglie vanno in affanno per arrivare alla fine del mese e per provvedere al mantenimento dei figli ecco cosa succede:

– si scopre che i partiti gestiscono (anche in maniera sconsiderata) fiumi di denaro, milioni di euro, provenienti dalle nostre buste paga;

– le categorie organizzate con sistema lobbistico si sono sottratte a ogni sacrificio assecondate da una partitocrazia impresentabile;

parlamentari, politici e amministratori si sono tenuti stretti i loro privilegi e il loro potere per difendere i privilegi di cui sopra;

– il governo dopo aver incassato dai pensionati e dai lavoratori ha rinunciato alla patrimoniale sulle ricchezze consolidate. Tanto i soliti noti hanno pagato per tutti.

A tutto ciò si aggiunge la mancanza di volontà a mettere seriamente mano a una legge anticorruzione che ponga fine alle sconcezze che riempiono le pagine dei giornali con puntate giornaliere.

Il Pdl, che a novembre sembrava spazzato via, detta ancora l’agenda e, anzi, si appresta a ficcare nelle leggi ancora norme ad personam per salvare il capo (vedi RAI e decreto anticorruzione).

E’ tempo di dare una connotazione politica al governo degli italiani. Sia dia al popolo la facoltà di decidere come arrivare alla conclusione di questa vergognosa seconda repubblica, se così si può chiamare.

Ci facciano decidere se “eleggere” dei politci di comodo o i rappresentanti di un Paese democratico e civile, in cui la civiltà si misuri soprattutto dal livello dello stato sociale.

Nel salernitano l’Antimafia sequestra 25mila tessere del Pdl.

 
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di Gianni Molinari Il Mattino

SALERNO – Le 25mila tessere del Pdl della provincia di Salerno sono state sequestrate ieri nella sede nazionale del partito a Roma dal Ros dei carabinieri. L’inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Salerno riguarderebbe in particolare il tesseramento in tre comuni : Nocera Inferiore, Nocera Superiore e Pagani – dove gli iscritti sono poco più di 3mila – e il ruolo svolto da alcuni dirigenti del partito e da alcuni sostenitori nell’acquisire le tessere e i fondi usati per pagarle. Nell’inchiesta sarebbe coinvolto anche il proprietario di un’importante società sportiva. 

Non si conoscono i reati per i quali indagano i magistrati dell’antimafia. Il blitz arriva all’indomani dell’annuncio della data del congresso provinciale, in calendario sabato 3 e domenica 4 marzo insieme con le assemblee di Caserta, Avellino e Benevento. Soltanto a Napoli il congresso provinciale si terrà una settimana dopo, tra 10 e 11 marzo. Difficile prevedere cosa succederà adesso. L’ultima parola spetterà al segretario politico Alfano e al commissario regionale Nitto Palma. Di certo, i numeri del tesseramento avevano fatto gridare al miracolo in provincia di Salerno. L’obiettivo della vigilia, infatti, era chiudere oltre quota 13mila, raggiunto e superato, addirittura doppiato.

Le tessere raccolte dalla componente di maggioranza vicina al presidente della Provincia di Salerno Cirielli sono più o meno 22mila, mentre l’area che fa riferimento al’ex ministro Carfagna avrebbe messo insieme 3mila adesioni. Ma se dall’Agro nocerino sarnese e – un po’ a sorpresa – dal Cilento sono arrivate risposte oltre le aspettative, il radicamento nel capoluogo, in proporzione, resta debole. A Salerno città, infatti, l’ala Cirielli ha raccolto meno di 3mila tessere, poche in confronto agli exploit dei comuni vicini. Solo a Cava de’ Tirreni, ad esempio, sono state sottoscritte 2.300 domande. 

E ancora, 1.500 iscrizioni sono state siglate a Nocera Inferiore, 1.300 a Sarno, 1.200 a Scafati e a Nocera Superiore. Non ha superato quota mille, invece, Battipaglia, ferma a poco più di 800 adesioni. In linea Capaccio, dove sono state raccolte tra le 800 e le mille tessere, mentre Eboli non è andata oltre quota 600. E se Campagna e Mercato San Severino hanno portato a Roma 400 domande ciascuno, Vallo della Lucania s’è fermata a 300. Proprio dal Cilento e dal golfo di Policastro, però, è arrivato il dato politicamente più importante. Perché nell’area sud della provincia di Salerno sono state sottoscritte 5mila tessere. Un record. 

Tutte queste tessere, però, adesso sono state sequestrate dal Ros dei carabinieri su ordine dell’antimafia. Nel mirino ci sono soprattutto i pacchi consegnati nell’area tra Nocera Inferiore, Nocera Superiore e Pagani. 

Mercoledì 15 Febbraio 2012 – 14:29    Ultimo aggiornamento: 16:49

In Veneto persone decedute iscritte al Pdl.

Da ilfattoquotidiano.it

Sequestri dei carabinieri in via dell’Umiltà

Dopo gli iscritti fantasma in Emilia Romagna continua la campagna di tesseramento facile del partito di Berlusconi in vista dei congressi

L’homepage del sito del Pdl di Vicenza

Tessere del Pdl intestate a persone che non avrebbero mai fatto richiesta di adesione al partito e che in alcuni casi erano già defunte.Dopo il caso dell’Emilia Romagna che rischia di finire in tribunale, sembra destinato ad ampliarsi anche il fronte vicentino della storia dopo che i carabinieri si sono presentati alla sede nazionale del Partito della Libertà, in via dell’Umiltà, a Roma, e hanno sequestrato altre 29 tessere.

Accade alla vigilia del congresso del Pdl nella città veneta, in programma il 12 febbraio al teatro comunale per decidere la nuova leadership locale a cui punterebbe l’eurodeputato e vice coordinatore provinciale Sergio Berlato. E il tutto viene calato in un’inchiesta più ampia avviata di recente dal pubblico ministero di Vicenza Paolo Pecori. Inchiesta in base alla quale già altre iscrizioni erano sotto verifica da parte della magistratura per stabilire se rientrassero tra quelle sulla cui autenticità ci sono dubbi.

Secondo le informazioni finora riscontrate, un primo sequestro effettuato della settimana scorsa e il secondo, più recente, riguardano persone che mai hanno compiuto la scelta di iscriversi al partito dell’ex premier Silvio Berlusconi e a suffragio di ciò mancherebbe anche prova del versamento dei 10 euro previsti per l’adesione. Inoltre i carabinieri starebbero conducendo controlli specifici su una decina di tessere che risulterebbero sottoscritte da persone già passate a miglior vita al momento dell’iscrizione.

Il deputato Gregorio Fontana, che ha ricevuto i militari vicentini e che ha consegnato loro il materiale richiesto, ha dichiarato che “da parte nostra c’è la massima collaborazione alle indagini” che ipotizzano il reato di falso continuato in scrittura privata per poco meno 8 mila tessere su un totale di 16 mila. Quasi la metà, infatti, quelle che sembrano denotare stranezze, non ultima l’assenza della fotocopia di un documento d’identità valido. E adesso occorre capire se davvero – come ritiene la procura di Vicenza – qualcuno abbia preso l’elenco dell’associazione cacciatori veneti riportando generalità e dati anagrafici senza averne diritto.

Dagli accertamenti, tra le ulteriori eccentricità al vaglio degli inquirenti, compare anche il fatto che tra gli iscritti siano finiti sindaci, amministratori e politici locali di altri partiti, tra cui la Lega Nord eRifondazione Comunista. Tra loro compare inoltre il nome di Massimo Calearo, eletto in parlamento nel 2008 per il Partito Democratico passando in seguito ad Alleanza per l’Italia (Api) di Francesco Rutelli e proseguendo il suo pellegrinaggio transpartitico anche attraverso i responsabili di Domenico Scilipoti.

Nel frattempo, sulla scia delle indagini della magistratura, una trentina di iscritti (veri) al Pdl ha annunciato che non parteciperà al congresso di Vicenza. In parallelo ulteriori verifiche sono in corso in altre città del Veneto. In particolare a Treviso sono nel mirino 1.172 tessere su un numero complessivo di poco più di 5.500. Tante sarebbero infatti quelle che, come accaduto a Vicenza, non sarebbero corredate da copia di carta d’identità. A Verona, invece, il fenomeno avrebbe riguardato un numero inferiore di moduli, 214 su 11 mila, mentre a Belluno si è già deciso di dichiarare nulle 208 tessere che sarebbero state pagate con un unico versamento postale.