Saldi: 10% negozi bergamaschi irregolari

Ansa.it Prezzi aumentati nell’ultima settimana prima dei saldi, al fine di praticare sconti fittizi per ingannare i clienti. E’ quanto ha scoperto la Guardia di Finanza in alcuni negozi di Bergamo e provincia. Le Fiamme Gialle hanno effettuato un attento monitoraggio dei prezzi praticati dagli esercizi commerciali, scovando alcuni ‘furbetti del saldo’, inottemperanti della cosiddetta legge sul commercio. In particolare, durante la settimana che ha preceduto l’inizio dei saldi, i finanzieri hanno fotografato su tutto il territorio provinciale le vetrine di oltre cento negozi – compresi alcuni esercizi che operano all’interno dei centri commerciali – allo scopo di effettuare successivi confronti con i prezzi praticati sugli stessi prodotti posti in saldo a partire dal 5 gennaio. Nel 10% dei casi i finanzieri hanno accertato irregolarità relative a saldi ingannevoli nei confronti dei clienti.

L’attività di controllo ha portato all’accertamento di varie violazioni per la mancata presenza sul cartellino di vendita di tutti gli elementi obbligatori (prezzo iniziale, percentuale di sconto e prezzo finale). A 13 commercianti trasgressori è stata contestata una sanzione amministrativa che va da 516 a 3.098 euro. In sei esercizi commerciali è stato anche riscontrato che i prezzi dei prodotti in offerta erano stati aumentati rispetto a quelli in precedenza proposti, in modo tale da rendere irreale la percentuale di sconto applicata al consumatore finale.

09.01.2012

I soldi della Lega emigrano all’estero.

dal SecoloXIX . Genova – La Lega Nord investe. Gestisce milioni di euro e compra quote di fondi, titoli di Stato, valuta straniera. Nell’ultima settimana di dicembre, tra il 23 e il 30, da un solo conto bancario, sono partiti una decina di milioni, almeno sette verso l’estero. La fetta più grossa è stata stanziata per un fondo basato in Tanzania da 4,5 milioni. Quindi 1,2 milioni per un altro fondo a Cipro e poco più di un milione di euro investiti in corone norvegesi. In tutti i casi si tratta dei quattrini di finanziamento pubblico dello Stato incassati dal Carroccio come “rimborsi elettorale”.

È un movimento vorticoso di denaro quello che gestisce il segretario amministrativo federale Francesco Belsito, appena sceso dalla poltrona di sottosegretario alla Semplificazione. Il respiro delle operazioni è nazionale, ma la centrale operativa è Genova, dove Belsito vive. E tutto ruota attorno al Banco popolare. I movimenti-base sono gestiti attraverso diversi conti correnti ordinari nelle varie filiali; i movimenti straordinari sono invece coordinati da Banca Aletti, il capillare sistema di private e investment banking dello stesso Banco popolare.

I movimenti-base sono vistosi spostamenti, in entrata e in uscita: nell’ultimo semestre dai soli conti liguri sono stati trasferiti almeno 700 mila euro ad altri conti della Lega Nord, sono stati emessi almeno 450 mila euro in assegni circolari e lo stesso Belsito ha ritirato in contanti almeno 50 mila euro. Più sostanzioso il programma di investimenti gestito per la Lega Nord attraverso Banca Aletti tra Natale e Capodanno. Anzi, gli spostamenti di massa di denaro sono cominciati a metà del mese scorso: un investimento in 7,7 milioni di corone norvegesi (poco più di un milione di euro) vincolato per sei mesi a un interesse del 3,5%. Il fatto curioso, che emerge immediato, è che in quegli stessi giorni investire in Bot o Btp era più conveniente. Il primo, in ordine di tempo, porta a Cipro: 1,2 milioni di euro dalla Lega Nord per l’acquisto di quote del fondo “Krispa Enterprise ltd”. Il fondo è basato a Larnaca, città turistica della costa meridionale, vicina al confine con Cipro Nord. Più coraggioso, senza dubbi, il collocamento dei 4,5 milioni di euro per un’operazione in Tanzania.

Camera: Un documento su quattro è un’autorizzazione a procedere

da Il fatto Quotidiano.it

Seimila dei circa 22mila documenti stampati da Montecitorio nel dopoguerra riguardano procedimenti contro gli stessi deputati. I record nei due anni di legislatura durante Tangentopoli. Documenti “istruttivi” anche sull’aumento delle indennità dei parlamentari. Il primo? Poche settimane dopo l’insediamento dell’Assemblea costituente

Un quarto dei documenti stampati da Montecitorio nel corso della sua storia, riguardano “autorizzazioni a procedere” nei confronti dei deputati. È questa la singolare scoperta che si fa consultando il nuovo “Portale Storico” della Camera dei Deputati. Tra i 21.382 documenti mandati in stampa, 5.851 sono “richieste di autorizzazioni a procedere” nei confronti dei componenti dell’assemblea (alcuni ne hanno ricevuta più d’una). Il record spetta ovviamente alla XI legislatura, quella mandata a casa da Tangentopoli, che in soli due anni (durò dall’aprile del 1992 all’aprile del 1994) ne stampò la bellezza di 896. Segue la I con 802, la II (596) e la VI (560). Sono tanti e vari gli onorevoli e i reati che venivano loro contestati. Il primo, nel dopoguerra, fu Concetto Gallo, tra i fondatori del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia, che all’epoca era qualcosa di più di uno schieramento politico. Fu arrestato sul finire del dicembre del ’45 dopo uno scontro a fuoco con i carabinieri. In giugno fu però eletto all’Assemblea Costituente e fu a essa che i magistrati andarono a bussare chiedendo l’autorizzazione a processarlo per i reati di “insurrezione armata contro i poteri dello stato, omicidio, tentati omicidi, sequestri di persona, estorsione, associazione a delinquere”. Reati che prevedevano l’arresto. Gli eletti di allora concessero l’autorizzazione a procedere ma negarono la carcerazione del deputato. Il carcere, del resto, prima di Alfonso Papa, la Camera lo aveva concesso solo per quattro deputati.

UN PAIO D’ANNI dopo, il 13 aprile del 1948, Severino Cavazzini, deputato ferrarese del Partito Comunista vicino al mondo agrario della Bassa, fu denunciato da un prete di Donada, in provincia di Treviso. Il parroco lo querelava per diffamazione aggravata perché sulla rivista Il Compagno, organo della federazione comunista di Rovigo, era uscito un testo anonimo dal titolo “Libidinose domande alle bambine del confessore parroco di Donada”. La Camera concesse l’autorizzazione per “fare piena luce sulla verità”, anche se i comunisti, nella propria relazione di minoranza, contestarono che, esistendo un processo aperto nei confronti del parroco per “atti di libidine”, sarebbe stato quello il luogo per far “piena luce sulla verità”. La relazione di minoranza attestava d’altronde come “il carattere politico del fatto” emergesse “chiaro dalle carte processuali”.

Istruttivo pensare che l’autorizzazione a procedere contro Cavazzini fu annunciata a Montecitorio il primo giugno del ’48 e arrivò all’attenzione della presidenza dell’assemblea tre anni dopo, il 31 luglio del ’51. Scorrendo questa documentazione ci si imbatte nella storia patria. Nel 1979 l’allora deputato Antonio Matarrese, presidente del Bari calcio, fu accusato dal pretore del capoluogo pugliese di “aver fatto svolgere abusivamente, nel locale stadio comunale, gli incontri di calcio” con la Nocerina e con la Sampdoria. Nel 1982, sempre la pretura chiedeva invece di processarlo per aver lasciato chiusi e non presidiati gli ingressi della tribuna numerata dello stadio durante Bari-Varese. Nell’agosto del ’96 arrivò invece alla Camera la richiesta di autorizzazione a procedere contro Umberto Bossi. Il pubblico ministero di Aosta, David Monti, voleva metterlo a confronto con Gianmario Ferramonti, leghista della prima ora all’epoca accusato di una truffa miliardaria (sarà scagionato anni dopo), ma il leader del Carroccio non si presenta ai magistrati. Perché? “Da notizie di stampa – annota il relatore Michele Saponara – si apprende che l’onorevole Bossi connoti il suo comportamento come un rifiuto del riconoscimento della legittimità dell’entità statuale cui appartengono le autorità giudiziarie disponenti e richiedenti”.

L’enorme mole di materiale messo in rete dall’archivio della Camera è una miniera d’oro. Per gli appassionati di “casta” si possono consultare ben 125 documenti sul bilancio interno di Montecitorio (alcuni link sono ancora difettosi) e scoprire alcune curiosità, come quella legata al conto consuntivo per l’esercizio finanziario della Camera per gli anni 1946-1947. I deputati Questori annotano come lo stanziamento del Tesoro di 225 milioni di lire fosse alla fine stato insufficiente. “Di fronte a tale previsione iniziale le entrate effettive accertate – scrivono – sono state di 506.392.485,20 lire, con una differenza in più di lire 281.392.485,20”. I maggiori bisogni dell’allora Assemblea Costituente erano costituiti essenzialmente da due voci: l’aumento delle indennità degli onorevoli deputati dell’Assemblea costituente e il miglioramento economico del personale applicato. L’ufficio di Presidenza che si riunì il 27 giugno del 1946, vale a dire neanche un mese dopo le storiche elezioni del 2 giugno, deliberò che il gettone di presenza, fino a allora ricevuto solo per le riunioni di Commissione, si assumesse anche per le sedute dell’assemblea plenaria. Il 27 febbraio del ’47, lo stesso ufficio, deliberò l’aumento dell’indennità da 25 a 30mila lire al mese e ritoccò l’indennità di presenza da mille a duemila per i deputati residenti fuori dalla Capitale. La spesa inizialmente prevista di 150 milioni per le indennità, arrivò così nei primi mesi della Repubblica, a 283. Nelle more si stanziarono anche 387.100 lire affinché gli onorevoli potessero viaggiare gratis. Ma solo sulla rete autoferrotranviaria di Roma.

L’ampolla delle magie del Calderoli pensiero

L'ex ministro Roberto CalderoliL’ex ministro Roberto Calderoli

Porcellum, insulti ai gay e attacchi agli immigrati

dal Corriere.it

S e vivessimo in un Paese normale, dopo la sparata sui presunti bagordi di Palazzo Chigi consumati a Capodanno dal presidente Mario Monti, il poco onorevole Roberto Calderoli avrebbe dovuto chiedere scusa. Invece si è incarognito: vuole una risposta in sede istituzionale perché Monti fa troppo il maestrino. Succede che per ragioni elettorali si esageri un po’ e si passi dalla parte dei post galantuomini, magari per nascondere il fatto che la Lega con «Roma ladrona» ci è andata a nozze, comportandosi come tutti gli altri partiti. Poi però, almeno per buon gusto, si fa un passo indietro.

Buon gusto? Non contento delle gesta del Trota, il cerchio magico del Capo – l’inner circle di Gemonio – sta preparando per la prossima festa dell’ampolla un’antologia di interventi calderoliani. Titolo provvisorio: «Padania maiala». Come molti ricorderanno, nel 2007 Calderoli inveì contro la costruzione di una moschea a Bologna: «Metto a disposizione del comitato contro la moschea sia me stesso che il mio maiale per una passeggiata sul terreno dove si vorrebbe costruire, come a suo tempo feci in quel di Lodi». Tra l’altro, Calderoli è anche l’ideatore dell’attuale legge elettorale, il «Porcellum», poi definita dallo stesso «una porcata». È una legge di natura: il pomo più bello va in bocca al porcello.

In copertina campeggerà la foto del Nostro in camicia verde pisello e calzoncini corti, sua abituale divisa estiva, residuo di qualche campeggio celtico. A proposito, quando impalmò la sua prima moglie con rito celtico le disse: «Sabina sarai la mia sposa. Giuro davanti al fuoco che mi purifica. Esso fonderà questo metallo come le nostre vite nuovamente generate». Il matrimonio non è andato tanto bene, si è fuso più del metallo.

Dopo i maiali, l’altra ossessione del poco onorevole sono i gay. Una delle sue frasi preferite è questa: «La civiltà gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni. Qua rischiamo di diventare un popolo di ricchioni!». Già, il buon gusto: «Dare il voto agli extracomunitari? Un Paese civile non può fare votare dei bingo-bongo che fino a qualche anno fa stavano ancora sugli alberi». Il libro sarà la ricognizione puntuale del «piccolo mondo mostruoso» in cui abitiamo e verrà presentato a Monza, nella ex succursale del ministro semplificato Calderoli.

 

OCSE: Metà dei giovani italiani sono precari.

PARIGI – ANSA.it.  In Italia, il 46,7% dei giovani tra i 15 e i 24 anni che lavorano ha un impiego temporaneo. Lo riporta l’Ocse nel suo Employment Outlook, basato su dati di fine 2010. La percentuale dei giovani precari in Italia, sempre secondo i dati Ocse, è in costante aumento dall’inizio della crisi: 42,3% nel 2007, 43,3% nel 2008 e 44,4% nel 2009. Il balzo avanti è ancora più rilevante rispetto al dato del 1994, quando la percentuale di under 25 italiani con un impiego temporaneo era del 16,7%.

Secondo l’Ocse, in Italia il tasso di disoccupazione giovanile è al 27,9%, ben superiore alla media ponderata dell’area Ocse (16,7%). La quota è in aumento di oltre 9 punti percentuali rispetto all’inizio della crisi, nel 2007, quando la disoccupazione giovanile era il 20,3%. Il tasso di disoccupazione giovanile in Italia, riporta ancora lo studio Ocse, è più alto tra le donne, 29,4%, che tra gli uomini, 26,8%. Entrambi i dati sono superiori alla media dei 34 Paesi membri dell’organizzazione, rispettivamente 15,7% e 17,6%.

Nell’area Ocse a luglio 2011 c’erano ancora 44,5 milioni di senza lavoro, 13,4 milioni in più rispetto al periodo pre-crisi, e il tasso di disoccupazione é rimasto superiore all’8%, e non lontano dal picco dell’8,8% toccato nell’ottobre 2008. Lo riferisce l’Employment outlook dell’organizzazione parigina. La situazione, precisa il rapporto Ocse, è però molto disomogenea. Alcuni Paesi – tra cui Austria, Svizzera, Norvegia, Giappone e Corea – sono riusciti a mantenere la disoccupazione tra il 3,5 e il 5,5%, mentre altri – tra cui i quattro Paesi periferici della zona euro, Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna – fanno ancora segnare un tasso a due cifre. Proprio a quest’ultima spetta il poco ambito primato della percentuale più alta di senza lavoro, con il 21,2%.

Continua a crescere nell’area Ocse il tasso di disoccupazione di lungo termine. Nei 34 Paesi membri, a fine 2010, il 48,5% dei disoccupati era senza lavoro da almeno 6 mesi, contro il 41% dell’anno precedente, e il 32,4% da almeno 12 mesi, contro il 24,2% del 2009. Per quanto riguarda l’Italia, i disoccupati senza lavoro da 6 mesi o più sono il 64,5% (in aumento di 3 punti percentuali rispetto al 2009) e quelli senza lavoro da un anno o più il 48,5% (+4 punti percentuali rispetto al 2009). “Fasi prolungate di disoccupazione – sottolinea l’Ocse nel rapporto – sono particolarmente penalizzanti, perché aumentano il rischio di una marginalizzazione permanente dal mercato del lavoro, come risultato del deprezzamento delle abilità e della perdità di autostima e motivazione”.

“Bisogna fare di più per migliorare in modo durevole la situazione del mercato del lavoro per i giovani”. E’ l’imperativo lanciato dall’Ocse.

“Nel primo trimestre del 2011 – scrive l’organizzazione parigina – il tasso di disoccupazione per i giovani (15-24 anni) era del 17,3% nell’area Ocse, comparato al 7% per gli adulti (oltre i 25 anni)”.

GURRIA, 1 GIOVANE SU 8 FUORI DA SCUOLA E LAVORO  – Un giovane su 8 tra i 15 e 24 anni nell’area Ocse, il 12,6% non vanno a scuola né lavorano (i cosiddetti ‘Neet’). Lo ha affermato il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, durante la presentazione dell’Employment outlook. Gurria ha poi sottolineato che la cifra, oltre ad essere elevata, “sta aumentando, stiamo andando nella direzione sbagliata”. La questione deve quindi passare “in testa all’agenda politica”, perché “bisogna recuperare questi giovani”, dato che “i Neet corrono un rischio superiore di marginalizzazione durevole nel mondo del lavoro e di povertà”. “Affrontare l’ampio costo umano della disoccupazione, soprattuto per quello che non riescono a ed entrare con una posizione stabile nel mondo del lavoro, dev’essere una priorità”, ha aggiunto, sottolineando in particolare l’importanza di “raggiungere una migliore corrispondenza tra le competenze che i giovani acquisiscono a scuola e quelle necessarie ne mondo del lavoro”.

IN ITALIA, 76,9% LAVORATORI PART TIME E’ DONNA  – In Italia il lavoratori part time sono donne per il 76,9%. Le lavoratrici part-time rappresentano il 31,1% del totale delle donne occupate, mostrano ancora i dati dell’organizzazione parigina, contro il 6,3% tra gli uomini. Il lavoro a tempo parziale (meno di 30 ore settimanali, secondo la definizione Ocse) rappresenta nel nostro Paese il 16,3% del totale dei posti di lavoro.

SALARIO MEDIO ITALIA 36.773 DLR, SOTTO UE – Il salario medio in Italia nel 2010 é stato di 36.773 dollari (a tasso di cambio corrente), contro una media dell’Ue a 21 di 41.100 dollari e dell’Eurozona a 15 di 44.904 dollari. Lo riferisce l’Ocse nel suo Employment Outlook. Il salario medio italiano è superiore a quelli di Spagna (35.031), Grecia (29.058) e Portogallo (22.003), ma inferiore a Francia (46.365 dollari), Germania (43.352) e Gran Bretagna (47.645). La palma del salario medio più elevato per il 2010 va alla Svizzera, con 80.153 dollari.

IN ITALIA, AMMORTIZZATORI SOCIALI MENO EFFICACI – In Italia il sistema fiscale e di welfare “gioca un ruolo minore nel proteggere le famiglie contro le conseguenze di grandi contrazioni del reddito da lavoro” rispetto ad altri Paesi dell’Ocse. Per gli italiani, spiega l’Ocse, “grandi riduzioni del reddito da lavoro individuale (per esempio in caso di perdita del posto di lavoro) tendono a tradursi in contrazioni del reddito disponibile familiare superiori a quelle osservate negli altri Paesi Ocse”, a causa “della limitata azione di assorbimento degli shock operata dagli ammortizzatori sociali”. Di conseguenza, conclude lo studio, “lo shock negativo sui redditi da lavoro subito da non pochi italiani durante la crisi si è probabilmente tradotto in un aumento del rischio di povertà e di difficoltà finanziarie, anche se l’aumento massiccio di risorse per la cassa integrazione guadagni ha contribuito significativamente a limitare il numero di lavoratori affetti da tali shock”.

“L’impatto della crisi recente sul mercato del lavoro italiano è stato fino ad oggi moderato, ma la ripresa è stata lenta”. Il tasso di disoccupazione italiano, spiega l’organizzazione parigina, è cresciuto meno della media Ocse: 2,5 punti percentuali tra il 2/o semestre del 2007 (inizio della crisi) e il 1/o trimestre del 2010 (picco dell’8,5%). Da allora però, “la ripresa occupazionale è stata alquanto moderata”, con un calo di “solo mezzo punto percentuale”. Inoltre, sottolinea ancora l’Ocse, “il recente rallentamento della ripresa economica nell’area euro suggerisce che la disoccupazione italiana rimarrà al di sopra dei livelli precedenti alla crisi per un certo tempo”.

 

Berlusconi a Lavitola: Resta lì, vi scagiono tutti

(AGI) – Napoli, 14 set. – “Vi scagiono tutti”: con questa frase Silvio Berlusconi avrebbe rassicurato Valter Lavitola al telefono lo scorso 24 agosto. E’ quanto emerge dai nuovi atti sul caso Tarantinidepositati dai pm napoletani che indagano sulla presunta estorsioneal premier Silvio Berlusconi. Nella documentazione che fara’ parte del materiale a disposizione delle parti in occasione dell’udienza davanti al Tribunale del Riesame chiesta dai legali di Tarantini per la revoca della misura cautelare, fa parte anche l’intercettazione di una telefonata del 24 agosto scorso tra il presidente del Consiglio e Walter Lavitola ad oggi latitante, anticipata da un servizio la scorsa settimana da ‘L’Espresso'”.

“Senta dottore, io mo’ sono fuori…”; “E resta li’…vediamo un po’”. E’ questo il passaggio della telefonata del 24 agosto scorso, avvenuta alle 21, tra Valter Lavitola e il premier Silvio Berlusconi, i cui contenuti sono stati anticipati da “L’Espresso”, e la cui trascrizione e’ tra i nuovi atti depositati dai pm napoletani.
  In un altro passaggio, Berlusconi rassicura Lavitola e, a proposito dell’indagine sulla presunta estorsione di cui aveva dato notizia “Panorama”, dice: “sono cose che non esistono, e su cui vi scagionero’ tutti”. (AGI) .

 


Borse a picco. Nuovi attacchi ai Btp.

Rainews.it. Giornata nera per le borse europee, trascinate giù soprattutto dal settore bancario. Crollano Milano, Parigi e Francoforte, che perdono rispettivamente il 5,62%, il 5,39% e il 5,8%.

Tra le peggiori d’Europa le banche britanniche Barclays e Rbs, che perdono rispettivamente il 6,6% e il 10,7%.

Londra arretra del 2,93%. A Milano la Fiat cede il 7,4%%, Exor il 9%, Intesa il 7,96% e Unicredit il 7,4%. Prosegue la tendenza delle banche di non prestarsi soldi l’una con l’altra, preferendo depositare la liquidità nei depositi della Bce.

Bce: sanzioni per gli Stati cicala
Forse ci sono cose che si possono dire solo quando un mandato sta per scadere, perché scomode. O forse il momento è talmente difficile da indurre anche i
più diplomatici a rompere gli indugi. Fatto sta che a Parigi il numero uno uscente della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet, dice chiaro che si può immaginare un governo confederale europeo “con un ministro delle Finanze confederale, che potra’ assumere l’intera governance in seno all’Eurozona e prendere questa o quella
decisione”. Perché, è il sotto inteso neppure troppo sotto inteso, i Governi non hanno più la necessaria tempestività nel reagire agli strattoni dei mercati. 

Il super  ministro delle Finanze europeo, poi, potrebbe , sostenere una “posizione europea nei negoziati internazionali sul piano finanziario”, senza le mille voci dell’Ue a 27.

Resta in primo piano il problema dei conti pubbilci. E di nuovo Trichet non ha dubbi: se un Paese non riesce a prendere le decisioni adeguate in termini di risanamento del bilancio, allora dovrebbe essere consentito di imporle a livello centralizzato. 

Bruxelles: bene bravo bis
Passano pochi minuti e da Bruxelles rimbalzano le parole del portavoce del commissario Ue degli Affari monetari Olli Rehn: Trichet ha ragione sulla riforma della governance delle finanze europee, dice, perché “non si può lasciare che tutto
ricada sulle spalle della Bce”, con i suoi acquisti sul mercato secondario dei titoli di stato.

Visto da sinistra
“Trichet mente sapendo di mentire”, ribatte da Roma il segretario Prc Paolo Ferrero: “la speculazione è il frutto delle politiche della Bce e della Ue, non del mancato pareggio di bilancio. Infatti ogni paese che taglia la spesa sociale vede peggiorare la propria situazione: a partire dalla Grecia per arrivare all’Italia”.  “Trichet – sostiene Ferrero – in realtà difende i suoi azionisti, cioè le banche private europee che stanno speculando contro gli Stati europei. Per bloccare la speculazione servono tre misure:
occorre bloccare per legge la vendita allo scoperto dei titoli degli Stati, occorre tassare le transazioni speculative di capitale e occorre obbligare la Bce ad acquistare direttamente i titoli di stato europei, così come fanno tutte le altri Banche
Centrali del Mondo. Senza queste misure la speculazione continuerà ad essere pagata dai lavoratori e dai pensionati”.

Antagonisti agitati
Ferrero è scavalcato a sinistra dai militanti dei Comitatri unitari di base e del centro sociale Cantiere di Milano: 7 o 8 persone, in vista dello sciopero di domani contro la manovra, hanno tentato questa mattina di irrompere nella Borsa di Piazza Affari, riuscendo a esporre bandiere del sindacato e striscioni dalle finestre di Palazzo Mezzanotte. All’esterno della Borsa, una ventina di antagonisti e anarchici che distribuiscono volantini contro la manovra e alcune tende da campeggio. Ci sarebbero stati attimi i tensione quando un secondo gruppo ha cercato di fare irruzione in Piazza Affari ma è stato bloccato dalla sorveglianza vicino alle porte del palazzo, che poi sono state chiuse.

Perché è giusto lo sciopero generale del 6 settembre.

Il prossimo 6 settembre ci sarà lo sciopero generale proclamato dalla CGIL. Si è discusso molto sull’opportunità di questa scelta considerata la delicatezza del periodo e la debolezza del nostro Paese. 

In proposito, preso atto che alcune categorie di benestanti (chiamiamoli così) godono di protezioni in alto loco, bisogna stabilire chi deve farsi carico della difesa dei soggetti più deboli destinati ad un peggioramento delle condizioni di vita delle loro famiglie: Pensionati con reddito basso, giovani in cerca di lavoro, famiglie che necessitano dei servizi sociali, soggetti malati, anziani ecc.

Il governo pensa a tutt’altro e le forze politiche di maggioranza sono ben attente a non scontentare il proprio elettorale con la manovra economica.

La CGIL con lo sciopero tenta di difendere quelle classi sociali penalizzate (di nuovo) dai provvedimenti in corso di approvazione. Non si capisce cosa stia a cuore in questo momento alla UIL e alla CISL, i cui segretari generali sbagliano a partecipare ad incontri riservati (o pre-incontri) con ministri e politici.

In tutto questo dispiace dover valutare negativamente  l’evoluzione del sindacato di Pierre Carniti, uomo di grande valore e di grande attaccamento alle sorti dei lavoratori e dei disoccupati.

Per quanto sopra è giusta e opportuna la partecipazione allo sciopero generale.

lu.na.

Morto a Brescia Mino Martinazzoli.

 

04 settembre, 14:57 Ansa.it

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Giorgio Napolitano (S) con Mino Martinazzoli

Giorgio Napolitano (S) con Mino Martinazzoli

Morto a Brescia Mino MartinazzoliMILANO  – E’ morto stamani a Brescia Mino Martinazzoli, ex segretario della Dc e più volte ministro. L’ex sindaco di Brescia, nato a Orzinuovi (Brescia) nel 1931, era malato da tempo.


FRANCESCHINI, SENZA DI LUI NO ULIVO E PD 
 – “Con Mino Martinazzoli se ne va un uomo che ha messo passione, competenza e cultura in ogni passo della sua vita professionale e politica. Se ne va anche un ‘pezzo’ decisivo e importante della storia politica italiana: Senza la sua scelta coraggiosa di traghettare i cattolici democratici dalla Dc nella nuova stagione politica degli anni 90, non sarebbero nati l’Ulivo e il Pd. Un’intera generazione gli è poi debitrice di indimenticabili momenti di entusiasmo e speranze. Alla sua famiglia le condoglianze di tutti i deputati del gruppo del Pd e mie personali, con affetto e dolore”. Lo afferma Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera in un messaggio di cordoglio.

CASINI, RATTRISTATO PER SUA SCOMPARSA  – “Sono profondamente rattristato per la scomparsa di Mino Martinazzoli, con cui ho collaborato da giovane parlamentare nella vita della Democrazia Cristiana. Da lui mi hanno diviso non pochi giudizi politici, ma non èmai venuta meno la stima e il rispetto per la persona e per le sue qualità intellettuali e morali. Mi unisco con profondo cordoglio ai familiari e agli amici che ne piangono la scomparsa”. Lo afferma Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc in una nota di cordoglio per la scomparsa di Martinazzoli.

Napolitano: Approvare subito la manovra.

napolitano,subito. la manovraRoma, 03-09-2011 Rainews.it

Nel processo per l’approvazione della manovra “occorre che vengano, ora e nel prossimo futuro, con chiarezza e certezza di intenti e di risultati, al di la’ di ogni inclinazione nociva”, compiute le mosse necessarie per il raggiungimento dei risultati del paese, anche per evitare l’insorgere di “antiche diffidenze”. Lo ha detto il presidente Giorgio Napolitano in un collegamento in videoconferenza al Workshop Ambrosetti di Cernobbio.

Ridurre il debito pubblico

‘Facciamo e faremo quel che dobbiamo fare specie per ridurre decisamente il nostro debito pubblico”, ha aggiunto Napolitano, specialmente d’intesa con gli impegni assunti con l’Europa, ma “non in particolare obbedienza a imposizioni dall’esterno, lo facciamo per il nostro interesse” pensando anche alle nostre generazioni future.  L’Italia ha fatto “scelte coraggiose come la rinuncia all’autorità monetaria” e l’ingresso nel’euro secondo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma altre scelte sono “mancate”. Ad esempio – ha rilevato – “si è ritardato ed esitato ad affrontare il vincolo che doveva essere allentato e sciolto dell’indebitamento pubblico. La conseguenza – ha quindi aggiunto il Capo dello Stato – è che “nei 10 anni dall’ingresso dell’euro” si è sentito questo peso

Impegno comune

È necessario un “impegno comune” di maggioranza e opposizione per approvare al più presto la manovra bis in Parlamento. È il monito lanciato dal presidente della Repubblica. Il decreto di Ferragosto, ha sottolineato Giorgio Napolitano, sta vivendo una “discussione travagliata” ma bisogna chiudere l’esame parlamentare anche “prima della scadenza dei 60 giorni” del provvedimento.