Governo Berlusconi con la retromarcia inserita.

5218_5412_gheddafi berlusca.jpgIl governo Berlusconi cammina lentamente e con la retromarcia inserita. Ogni dichiarazione viene contraddetta il giorno dopo. E’ stato così con il caso Libia. Le prime parole: “non voglio disurbare Gheddafi” sono state sostituite da altre: “Gheddafi è impresentabile”. Sul nucleare si sono esibiti i due ministri Paolo Romani e Stefania Prestigiacomo. Sono partiti con interviste del tipo: “Andremo avanti con il nostro programma, non possiamo farci condizionare da un evento”. La ministro siciliana si è spinta fino al punto da definire sciacallaggio politico le prese di posizione di quelli che chiedevano un ripensamento sulla materia. Oggi, con la solita faccia tosta, si dicono preoccupati e dichiarano senza arrossire:” Bisogna meditare bene, perché per noi viene prima la salute dei cittadini e poi l’economia”. Addirittura in un fuori onda televisivo, la Prestigiacomo riconosce di avere capito che il nucleare non è gradito dalla maggioranza degli italiani e  quindi con le prossime elezioni in corso è meglio far finta di niente. Questo è purtroppo il livello dicredibilità di chi ci governa.

lu.na

 

aggiungiamo dal sito Ansa.it:

di vera e propria marcia indietro si puo’ parlare per il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo: ‘‘E’ finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare”, e’ il de profundis recitato dal ministro nei corridoi di Montecitorio. Adesso ”bisogna uscirne, ma in maniera soft. Ora non dobbiamo fare niente. Si decide tutto tra un mese”. I segnali mandati dai due ministri sono abbastanza chiari, ma prima di prendere decisioni e’ la sicurezza che va messa al centro. Lo avrebbe detto anche il premier Silvio Berlusconi, convinto che, in questo momento, ci si debba affidare all’Unione europea. In ogni caso, ha avvertito Bossi senza entrare nel merito delle dichiarazioni di Romani sulle centrali, che a questo punto sembrano sempre piu’ lontane, ”decide il territorio”.

La lega in ordine sparso

ROMA Il Sole 24h 18.03.2011
Una celebrazione a metà, con ministri e sottosegretari presenti a Montecitorio – cinque in tutto – ma con le assenze in massa dei parlamentari. In realtà, in Aula i deputati padani erano due, Stefano Allasia – «scelto perchè sono piemontese» – e Sebastiano Fogliato (probabile sottosegretario all’Agricoltura nel rimpasto): 2 su 85. Una mossa studiata ad arte per restare nel solco della propaganda leghista anti-unitaria ma anche per rispettare un protocollo istituzionale oggi indispensabile per il Carroccio. E non solo perchè Roberto Maroni è il ministro dell’Interno – e la sua assenza sarebbe stata uno strappo senza precedenti – ma perchè il partito di Umberto Bossi non vuole compromettere il rapporto con il Quirinale. La ragione vera di quella presenza ieri, sia pure ai ranghi ridotti della squadra di governo leghista, ha questo significato: mantenere buone e distese relazioni con Giorgio Napolitano. Non è un caso se Umberto Bossi, presente alle celebrazioni di Montecitorio, abbia tenuto a sottolineare il «bel discorso» del presidente della Repubblica aggiungendo che «lui è una garanzia». Meno accorto è stato quando ha parlato di Silvio Berlusconi e dei fischi che ha ricevuto il premier nelle celebrazioni della mattinata a Roma: «Peggio per lui».
Stesso spartito per Roberto Maroni che nel suo commento serale ha parlato solo e unicamente del capo dello Stato e del suo «apprezzamento per il discorso del presidente che «nella ricostruzione del Risorgimento non ha omesso il riferimento alle spinte federaliste». Certo, al Carroccio interessava piegare il discorso di Napolitano tutto sul versante delle autonomie locali e della loro importanza, come si è affrettato a dire Maroni, ma il Quirinale è un interlocutore politico troppo prezioso per la Lega per far calare il gelo. Questa è la sostanza che il Carroccio ha voluto proteggere, il resto è la consueta e prevedibile propaganda padana. Fatta di mancati applausi all’inno – anche a Montecitorio – dello snobismo verso le coccarde che il Senatur dice di usare «sull’albero di Natale» mentre sfoggiava il simbolo di San Patrizio. Già perchè la Lega preferisce la festa irlandese ma questo è ancora folklore.
Ma insomma quelle assenze parlamentari erano per farsi notare di più? «Ma no, molti parlamentari sono sindaci o presidenti di provincia, sono amministratori locali e quindi avevano la necessità di essere nei territori più che a Roma. Forse qualcuno ha sottovalutato la nostra esigenza di essere nei luoghi». A parlare è Giacomo Stucchi, deputato di Bergamo – provincia molto influente nella geopolitica leghista – e probabile prossimo capogruppo leghista alla Camera. Anche lui sminuisce ma chiarisce che «dai capigruppo Reguzzoni e Bricolo è stata lasciata una partecipazione libera» e, dunque, nessuno si è presentato. Chiaro che invece è stata una scelta concertata, come accade per tutte quelle che riguardano la Lega, e che l’unico segnale che andava dato era verso Napolitano.

Grande partecipazione dei giovani al 150° compleanno dell’Italia.

Guardando i notiziari e i telegiornali è molto bello notare la partecipazione di migliaia di giovani al 150° anniversario della nostra amata Italia. A Bergamo ho visto grande entusiasmo anche in quelli che , pur avendo conseguito una laurea con il massimo di voti, non hanno ancora avuto accesso al lavoro. Il loro stato di precarietà non ha  minimamente appannato il loro attaccamento alla storia, alla cultura, e alle bellezze del nostro Paese. Sono giovani, mica trote.

Granata: Prescrizione breve:Impunità per il premier

Alcuni emendamenti inammissibili, si rinvia voto

16 marzo, 19:31 Ansa

Il deputato Fli Fabio Granata all'assemblea Regionale di Futuro e Liberta questa sera, 20 febbraio 2011, a Torino

Il deputato Fli Fabio Granata all’assemblea Regionale di Futuro e Liberta questa sera, 20 febbraio 2011, a Torino

ROMA – ”Con emendamento su prescrizione breve per incensurati ultra sessantacinquenni la realta’ supera la fantasia e la maggioranza getta la maschera sulla principale e unica finalita’ di ogni proposta sulla giustizia: salvare il Premier dai suoi processi”. Lo afferma Fabio Granata (Fli), commentando le indiscrezioni giornalistiche.

ALCUNI EMENDAMENTI INAMMISSIBILI, SI RINVIA VOTO – Alcuni emendamenti presentati dalle opposizioni al provvedimento sul processo breve sono stati dichiarati inammissibili. Pertanto, siccome servono tempi tecnici per verificare con la presidenza della Camera questa inammissibilita’, in commissione Giustizia della Camera si e’ deciso di rinviare l’esame delle altre proposte di modifica alla prossima settimana. Domani infatti e’ festa nazionale per i 150 anni dell’Unita’ d’Italia e quindi i ‘commissari’ della giustizia torneranno a vedersi, probabilmente, martedi’ prossimo. Verranno dati i pareri all’art.1 del testo da parte del governo e del relatore e poi si dovrebbe sospendere la seduta.

Unità d’Italia. Pirovano contestato al Donizetti.

da L’Eco di Bergamo. 17.03.2011

Un teatro Donizetti ricolmo di gente per i 150 anni dell’Unità d’Italia: a Bergamo si sono levati i calici per brindare, il jazzista Fresu ha riletto l’inno tricolore, e il sindaco Tentorio ha augurato «buon compleanno all’Italia». Un teatro ricolmo, quello del Donizetti, che non ha risparmiato fischi al presidente lumbard della Provincia Ettore Pirovano.

Tutto è partito con le note delle nostre bande musicali, quelle di Zogno, Martinengo e Almenno San Salvatore, poi le note di tromba di un emozionato Paolo Fresu che ha suonato quasi sottovoce l’Inno di Mameli.

Partono i discorsi istituzionali. Il rettore dell’Università, Stefano Paleari, e il sindaco Franco Tentorio. Sul palco poi sale il presidente della Provincia, Ettore Pirovano. Dice subito che è arrivato di corsa da Roma proprio per esserci. Poi parla e richiama che «l’unità non può essere un’imposizione bensì un sentimento condiviso»: richiama il passato dei bergamaschi, la solidarietà nelle famiglie in un territorio «frastagliato». E poi picchia giù su quel federalismo «fresco di stampa che molti soloni, autoreferenti e mediatici, ritengono inadeguato». C’è tempo per migliorare, dice. «Questa nostra Repubblica, affiancata da altre efficaci esperienze federali, saprà certamente recuperare il ritardo attuando il giusto potere territoriale di gestione di risorse». E chiude: «Non possiamo soltanto adagiarci nei festeggiamenti, dobbiamo garantire che nei confini di questa unità, non ancora perfetta, i nostri amici di oggi, si sentano rispettati e che possano a pieno diritto gestire la loro vita e il loro territorio».

E sul «senso di solidarietà che nessuno può insegnare ai bergamaschi» il clima di festa si trasforma in una bagarre di fischi e insulti dal pubblico. «Vergogna» gridano alcuni e poi tutti in piedi uniti a gridare «Viva l’Italia». Il clima è teso, tesissimo, decisamente poco festaiolo.

Ricuce l’assessore regionale Marcello Raimondi.

Giappone. 14.000 morti

(IAMM) Giappone – Stremato dalle conseguenze della catastofe naturale che l’ha investito prima con il devastante teremoto e poi con il violentissimo tsunami, il Giappone fa i conti con il bilancio delle vittime. Sono numeri impressionanti che aumentano d’ora in ora per un bilancio che è destinato purtroppo ad aggravarsi. Le ultime stime parlano di 14.650, tra morti e dispersi, almeno secondo quanto riferisce la Polizia.
In particolare ci sarebbero 5.321 morti e 9.329 dispersi. A queste terribili cifre si aggiunge quella dei feriti che sarebbero almeno 2.383. Altre fonti, citate dall’agenzia Kyodo, parlano di almeno 20.000 dispersi nella sola prefettura di Miyagi.
Il Paese del Sol Levante si trova a fronteggiare anche un’altra terribile emergenza, quella che impianti nucleari e i danni ai reattori della Centrale di Fukushima. A questa si aggiunge anche il rischio di un blackout su larga scala se i consumi di energetici non saranno ridotti a causa del calo della produzione di elettricità.

 

Unità d’Italia: Berlusconi contestato

Unità d’Italia, via alle celebrazioni
Berlusconi contestato: “Dimettiti”

Con l’arrivo del presidente della Repubblica al Vittoriano, l’esecuzione dell’Inno di Mameli e la rassegna delle forze armate hanno preso il via le celebrazioni per il 150esimo anniversario della proclamazione dell’Unità d’Italia. Fischi anche per il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Alle 12 presso la basilica di santa maria degli angeli e dei martiri, la solenne celebrazione liturgica della Santa Messa presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco. Nel pomeriggio la seduta a Camere riunite del parlamento

Napolitano all’Altare della Patria.

Napolitano all'Altare della Patria(ANSA) – ROMA, 17 MAR – Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, insieme alle più alte cariche dello Stato ha reso omaggio all’Altare della Patria nel giorno delle celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia.

Insieme al Capo dello Stato erano presenti i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, oltre che il premier, Silvio Berlusconi. In attesa che Napolitano arrivasse all’Altare della Patria, Berlusconi e Fini hanno avuto un breve scambio di battute.

Gad Lerner: ripensare la strategia per il nucleare.

COME SI PUO’, ADESSO, NON RIPENSARE LA STRATEGIA? 
di GAD LERNER

Marzo 16, 2011 da Il politicoit.

Dopo la grande giornata di ieri, passata a riflettere sui sistemi su cui si regge il Nuovo Mondo – quello elevato e democraticizzato grazie all’interconnessione assicurata, soprattutto, da internet – e a restituire uno spessore al nostro sguardo sul futuro; dopo la transizione del giudizio su Bersani: ricadiamo, inevitabilmente – finché questa sarà la nostra politica – nel “brodo primordiale” (ma non ri-generante: è proprio il caso di chiamarlo così) della politica politicante autoreferenziale di oggi. Che però, adesso, quanto a ritorsione su se stessa (e non solo; in tutti sensi) comincia un po’ ad esagerare. E’ infatti chiaro – e lo abbiamo descritto ieri – come le uniche motivazioni della cocciutaggine con cui il governo persiste nel suo intendimento di riportare il nucleare (anche) in Italia pure di fronte alla tragedia giapponese siano tre: l’ideologia di una destra futurista senza etica (e si è verificato ieri quanto abbiamo bisogno di restituircene una); la mera convenienza economica-di potere, per cui ci sono coloro ai quali insistere con il nucleare conviene finanziariamente (il potentato, la lobby dell’energia atomica) e quelli a cui conviene per la conservazione del potere (…); infine una (più legittima) leggerezza e sottovalutazione di ciò che sta accadendo in Giappone. Perché il punto è proprio questo: non è questione di emotività, reagire responsabilmente all’incidente giapponese prendendo atto che il nucleare non è ancora (per nulla) sicuro e che l’adozione di una simile opzione comporta, concretamente, il rischio di un disastro planetario; è questione di consapevolezza e responsabiità (appunto). Per la stessa ragione, appare paradossale che il ministro dell’Ambiente abbia subito tacciato il movimento antinucleare di “scacallaggio”: lo sciacallaggio, se c’è, è quello di chi persegue propri interessi privati anche a costo di mettere in pericolo la stessa vita – diciamola tutta – sulla Terra, oltre che la salute e la sopravvivenza di nostri connazionali (siamo tutti profondamente compartecipi e addolorati quanto mai lo si possa essere, per quanto accade in Giappone, ma finiremmo per esserlo sicuramente ancora di più se capitasse al sangue del nostro sangue). In questo quadro, prova a mettere ordine il conduttore de L’Infedeledi GAD LERNER

 

Nella foto, Gad Lerner

di GAD LERNER